Recensione “Omoiyari. L’arte giapponese di vivere in armonia con gli altri”

Buongiorno community! Oggi vi parlo di un libro di cui mi sono super innamorata in collaborazione con la HarperCollins e il titolo del libro è “Omoiyari. L’arte giapponese di vivere in armonia con gli altri

Una interessante lettura che consiglio a tutti di leggere soprattutto per gli amanti del mondo orientale.

Copertina: bellissima
Titolo: Omoiyari. L’arte giapponese di vivere in armonia con gli altri
Autore: Erin Niimi Longhurst 
Data di rilascio: 2021
Genere
: Meditazione e focalizzazione
Trama: Omoiyari è il sentimento di empatia e compassione che ci spinge a compiere gesti altruisti. In un mondo diviso e in continuo mutamento, abbiamo bisogno di ritrovare il senso di comunità e di capirci a vicenda. Ma il cambiamento deve partire da noi stessi perché, per poterci occupare degli altri, dobbiamo innanzitutto prenderci cura di noi. Per questo la prima parte del libro, Omoi, è incentrata sul migliorare la conoscenza di sé attraverso vari aspetti come kirei (la pulizia e l’organizzazione), mottainai (evitare gli sprechi) e zakka (la bellezza delle cose più varie). La seconda parte, Omoiyari, è dedicata a come trasmettere gioia agli altri vivendo con empatia, altruismo, rispetto e riconoscenza, senza mai un secondo fi ne.

L’autrice spiega quindi alcuni temi come wa (armonia), omotenashi (l’arte dell’ospitalità) e onkochishin (imparare dal passato). Questo libro ci aiuterà a mettere in pratica il concetto di omoiyari e a intraprendere così un percorso di crescita personale che ci cambierà, perché anche il più piccolo gesto di gentilezza può fare un mondo di differenza.

Pensieri personali del libro: Questo libro pieno di fotografie, di consigli, di termini meravigliosi nonché di ricette ma anche di istruzioni come per esempio per la celebrazione del tè è un vero e proprio “manuale per se stessi”.

L’ho letto in mezza giornata e ad ogni pagina sottolineavo passaggi meravigliosi. Mi ha colpito in particolare la dolcezza dell’autrice nel parlare di tematiche un po’ complesse da capire alla prima lettura e la grandezza nel saper approfondire qualcosa che dentro di noi è sempre esistita, è speciale.

Il saper cogliere la bellezza nelle cose. Il saper dare rispetto al mondo che ci circonda, alla natura, alla società, agli individui ma anche alle cose materiali.

L’accuratezza nel preparare e ordinare la propria giornata. La precisione nel saper cogliere insegnamenti in ogni dove.

Omoiyari è un’estensione del pensiero in relazione agli altri, una sorta di proiezione. La chiave sta nel diventare più sensibile si bisogni delle persone intorno a noi. 

Per potervi occupate degli altri dovete prima prendervi cura di voi stessi.

Omoiyari significa estendere i propri pensieri agli altri. Non attraverso le parole, ma con i fatti.

Questo è quello che scrive Erin Niimi Longhurst per spiegare un concetto così ampio e complesso. Semplici parole, dirette al lettore, che possa invogliarlo a promuovere riflessioni sottili per se stesso e per il mondo.

“il più corte è colui che sorride invece di infuriarsi”.

Parliamo del termine Teinei: fare le cose con grazia e cura nei dettagli ed è un tratto culturale (anche) che ha a che fare con l’educazione e il rispetto.

Le tradizioni Giapponesi, inutile negarlo, sono meravigliose ma lo è ancora di più la delicatezza che trasmettono in ciascuna relazione. La cura per le conversazioni, per i gesti. Il non vergognarsi nel chiedere scusa e nel mostrare la propria vulnerabilità.


Sistema di valutazione: ★★★★★

Recensione “Quel prodigio di Harriet Hume”

In collaborazione con la casa editrice Fazi Editore, oggi voglio parlarvi un bellissimo romanzo intitolato “Quel prodigio di Harriet Hume“. Uno scritto di Rebecca West, molto interessante sia per la sua narrazione nonché per la scheda particolare di ciascun personaggio.

RECENSIONE: Quel prodigio di Harriet Hume (Rebecca West)

Copertina: Molto vistosa
Titolo: Quel prodigio di Harriet Hume
Autore: Rebecca West
Data di rilascio: 2020
Genere
: Narrativa
Trama: Harriet Hume è una donna straordinaria, affascinante, come non ne esistono nella Londra dei primi del ‘900. Pianista squattrinata, amante della musica e della natura, Harriet volteggia leggera per i giardini di Kensington raccontando storie favolose sugli alberi e nutrendo gli anatroccoli del lago. Libera, stravagante ed estremamente femminile, Harriet  Hume è anche dotata di straordinari poteri che le permettono, al pari di una strega, di prevedere il futuro e leggere nel pensiero dell’amato Arnold Condorex. Egli, al contrario, è un uomo spregiudicato, privo di scrupoli, capace di tutto pur di ottenere la promozione sociale cui ambisce da sempre. Non potrebbero esistere due personaggi letterari più distanti tra loro, eppure, come vittime di un sortilegio, Harriet e Arnold si attraggono e respingono in una battaglia tra amore e odio, necessità e distacco. Harriet è infatti l’unica in grado di smascherare gli inganni e le macchinazioni inscenate dall’amante, trasformandosi in una sorta di intima coscienza dell’uomo che sarà condotto, grazie a lei, a una profonda crisi esistenziale.

“Si, siamo i due opposti”, disse Harriet, “ma certo non c’è niente di male in questo. C’è il Nord e il Sud, e tra loro non c’è conflitto.”

“Tuttavia entrambi hanno la loro posizione”, le spiegò lui, “in uno spazio esteso nel quale c’è posto per tutti. Nel mondo degli spiriti non è la stessa cosa.”


Valutazione: Un ottimo racconto per chi vuole immergersi in una storia d’amore d’altri tempi e godersi del punto di vista maschile, in questo caso di Arnold Condorex – uno spregiudicato uomo politico.

Una narrazione in certi versi molto forte, che mostra una storia diversa dalle classiche vicende amorose nonché presenta una cura nell’ambientazione, nelle espressioni ma anche una grande cura nel realizzare la scheda di ciascun personaggio in maniera ben definita e lineare con il tempo di narrazione.

Una storia d’amore dove Harriet e Arnold non possono sfuggire al fato, al destino… definitelo come volete. Potete anche parlare del ‘filo rosso’, ma il loro amore è legato.

Di tutte le donne che aveva conosciuto lei era la più eterea. Amarla era come avvolgersi in una lunga sciarpa di puro spirito. E tuttavia, per quel che concerne l’amare, com’era umana!


La figura di Harriet Hume mi è piaciuta particolarmente perché in maniera unica e speciale riesce a comprendere i pensieri e le azioni del suo amato, anche se non sono incline con il termine ‘azioni giuste’.

Pensieri personali del libro: Il romanzo Quel prodigio di Harriet Hume non si concentra a mostrare una narrazione piena di energia e suspence, ma riesce a far sì che il lettore mediante la penna della scrittrice riesca a viaggiare insieme ai protagonisti nella lotta della loro riconciliazione.

I due personaggi si incontrano da giovani, Harriet è una pianista che cerca di mantenersi con la sua arte, ma Arnold sa che non è quella la vita che vuole. Un pomeriggio Harriet riesce a comprendere i pensieri di Arnold, andando a eliminare quel loro equilibrio armonioso mentre Arnold non riesce a fare i conti con questa capacità di Harriet.

Man mano il tempo passa i due iniziano ad incontrarsi sempre meno mentre le loro vite prendono due traiettorie diverse anche se resteranno sempre legati. Questo loro legame diventerà un circolo dal quale non poter più uscire. 
Sistema di valutazione: ★★★ ☆☆

Ringrazio come sempre la fiducia della CE.

Recensione “Odio gli uomini”

In collaborazione con la Garzanti vi presento Odio gli uomini, un saggio che sicuramente porterà molto da discutere e da riflettere. Parla di tematiche forti, presenti e interessanti. Tematiche che tutti dovrebbero conoscere e trattare anche nella vita di tutti i giorni e non solo nelle ‘giornate importanti’.

Pubblicato inizialmente da un piccolo editore in Francia, “Odio gli uomini” ha subito minacce di interdizione e di denunce penali da parte di un funzionario del ministero francese per la Parità di genere, con l’accusa di incitamento all’odio. Il libro è oggi diventato un bestseller pubblicato in tutto il mondo, con il quale Pauline Harmange lancia un grido di battaglia, provocatorio quanto urgente, per le donne di ogni luogo e di tutte le età.

Copertina: Diretto e importante
Titolo: Odio gli uomini
Autore: PAULINE HARMANGE
Data di rilascio: 2021
Genere
: Saggio
Trama: Le donne sono state spesso accusate di odiare gli uomini, e istintivamente lo hanno sempre negato. Ma se invece non credere agli uomini, disprezzarli, e perché no, persino odiarli, fosse una risposta utile al sessismo dilagante? Se questa reazione offrisse una possibile vita di uscita dall’oppressione, e desse inizio a una nuova forma di resistenza? Forse, proprio odiando gli uomini, si potrà essere finalmente libere. 

Harmange 4


Pensieri personali del libro: Odio gli uomini di Pauline Harmange.

Le donne sono state spesso accusate di odiare gli uomini, e istintivamente lo hanno sempre negato. Ma se invece non credere agli uomini, disprezzarli, e perché no, persino odiarli, fosse una risposta utile al sessismo dilagante? Se questa reazione offrisse una possibile vita di uscita dall’oppressione, e desse inizio a una nuova forma di resistenza? Forse, proprio odiando gli uomini, si potrà essere finalmente libere. Pubblicato inizialmente da un piccolo editore in Francia, Odio gli uomini ha subito minacce di interdizione e di denunce penali da parte di un funzionario del ministero francese per la Parità di genere, con l’accusa di incitamento all’odio. Il libro è oggi diventato un bestseller pubblicato in tutto il mondo, con il quale Pauline Harmange lancia un grido di battaglia, provocatorio quanto urgente, per le donne di ogni luogo e di tutte le età.

Nel suo libro, Harmange, volontaria di lunga data per un ente di beneficenza che combatte contro gli abusi sessuali, cita i dati del 2018 che rivelano come il 96 per cento delle persone condannate per violenza domestica fossero uomini, così come il 99 per cento di quelli condannati per violenza sessuale. Le donne, ha affermato, «sono incoraggiate dalla società, dalla letteratura e da tutto il resto ad amare gli uomini, ma dobbiamo assolutamente avere il diritto di non farlo». 

Creiamo un po’ di confusione e sediamoci comodi per ascoltare.
Tutto nasce dall’esperienza che una persona ha vissuto. Io posso catalogarvi gli uomini che ho incontrato in tre grandi categorie e posso dirvi che potrei definire tutti gli uomini come esseri che tendono ad essere giustificati solo perché sono quello che sono, mi spiego meglio. Nella mia vita ho avuto molte relazioni, e no non sono una donna facile ma semplicemente cercavo del calore. Un calore che mi è stato strappato e rovinato già dalla prima relazione adolescenziale. Il mio primo ragazzo dopo due anni di relazione mi ha tradito, il secondo ragazzo mi riempiva di bugie e mi ha alzato le mani – a volte per scherzo, mi continuavo a dire-, il terzo mi snobbava come se fosse normale che io fossi la sua fidanzata e non dovevo pretendere nulla di più – come attenzioni, affetto.- e la lista da descrivere è davvero lunga.
Odio gli uomini è un titolo forte, ma non fermatevi al termine “Odio” sotto una concezione negativa, estrema, difficile da comprendere e da provare. E’ un odio di come gli uomini vengono giustificati nelle situazioni, mentre la donna deve essere perfetta. La donna deve essere un’amica, una mamma, una Donna con la d maiuscola, deve saper cucinare, lavare e stirare, deve essere intelligente e avere un buon lavoro – e su questo ho tante cose da esprimere, anche nel mio campo universitario di legge. La donna deve fare sempre più fatica rispetto ad un uomo, voi non ci credete?
Prendiamo per esempio l’ambito lavorativo dell’avvocatura.
Mi è stato detto più volte “una donna che intraprende questa carriera deve uscire le pall*, ma si sa che le donne per natura non ce le hanno e che non saranno mai delle brave avvocatesse.”
Ho ascoltato le storie di mie colleghe laureate che hanno intrapreso il tirocinio e venivano escluse sia dai loro colleghi nonché anche dal loro dominus perché erano delle donne ed era meglio che, anziché capire come affrontare una sentenza e un dibattito, facesse i caffè e le fotocopie.
Mi sono sentita dire durante una delle tante relazioni, specialmente l’ultima in cui sono stata umiliata sotto tutti i punti di vista “sai Fra, hai un carattere forte e determinato… gli uomini maturano a 30 anni e poco più, non te la prendere se ti ha trattato così, deve ancora crescere. Perché non lo perdoni?”
Esattamente chi dovrei perdonare? L’unica cosa che devo perdonare è me stessa e la mia voglia di non abituarmi alla mediocrità.
Non avete mai subito discriminazioni? Ne siete sicure?
“Le donne alla guida sono un pericolo costante”, “Sai, forse dovresti impegnarti di più per raggiungere i tuoi obiettivi, alla fine si sa che le donne stanno sempre un passo indietro agli uomini”, “Hai provato ad andare ad un esame con una bella scollatura? Vedrai che il prof ti farà passare”.

l termine misandria (dal greco μίσος (mísos), “odio”, “avversione”, e ανήρ, gen. ανδρός (anēr, gen. andrós), “uomo”) indica un sentimento ed un conseguente atteggiamento di avversione, ostilità, odio, disprezzo o pregiudizio nei confronti del genere maschile.

Questo è l’argomento che viene enunciato nel libro. Non siate ostili verso questo saggio, capisco che può non piacere o non rientrare nelle proprie corde.

“Sei cattiva se dici di no ad un uomo, sei una stronz* e puttan* se non vuoi realizzarti come madre nella vita, sei fragile ed è colpa tua, se sei romantica e ti aspetti che l’uomo ti venga a salvare su un cavallo bianco è colpa tua.. hai visto troppe volte il Titanic o la bella addormentata nel bosco.”

Siete mai state attaccate verbalmente solo perché avete espresso la vostra opinione di non voler figli? Io tante volte. Mi ricordo di aver avuto un litigio assurdo con un parente, tutto questo solo perché non mi sento pronta e non riesco a proiettarmi in un futuro con una bella casa gigante con il cancello bianco, una famiglia piena di amore con tre figli, un cane e un gatto e un bel marito che quando torna da lavoro trova il piatto per la cena già pronto e riscaldato.
Io mi immagino un futuro avventuriero, pieno di lavoro, pieno di conoscenze, di viaggi. Una donna in carriera piena di passioni e di amore per tutto tranne che per l’altro. C’è chi ritiene questo futuro così solo, ingenuo, triste ma vi dico una cosa: la mia proiezione è frutto dell’esperienza. Preferisco la carriera ad un uomo mediocre.


Sistema di valutazione: ★★★★★ |

Recensione “Piranesi”

Buongiorno cari lettori, oggi vi porto in un mondo pieno di mitologia, statue, stanze e labirinti. Conosceremo un romanzo che narra di Piranesi e dell’Altro in cerca della Conoscenza. Una immersione nel profondo.

In collaborazione con la Fazi Editore potrete acquistare “Piranesi” su Amazon cliccando qui o dal loro sito internet cliccando qui.

piranesi

Copertina: Tutti la amano.
Titolo: Piranesi
Autore: Susanna Clarke
Data di rilascio: 2021
Genere: Narrativa
Trama: Piranesi vive nella Casa. Forse da sempre. Giorno dopo giorno ne esplora gli infiniti saloni, mentre nei suoi diari tiene traccia di tutte le meraviglie e i misteri che questo mondo labirintico custodisce. I corridoi abbandonati conducono in un vestibolo dopo l’altro, dove sono esposte migliaia di bellissime statue di marmo. Imponenti scalinate in rovina portano invece ai piani dove è troppo rischioso addentrarsi: fitte coltri di nubi nascondono allo sguardo il livello superiore, mentre delle maree imprevedibili che risalgono da chissà quali abissi sommergono i saloni inferiori.
Ogni martedì e venerdì Piranesi si incontra con l’Altro per raccontargli le sue ultime scoperte. Quest’uomo enigmatico è l’unica persona con cui parla, perché i pochi che sono stati nella Casa prima di lui sono ora soltanto scheletri che si confondono tra il marmo.
Improvvisamente appaiono dei messaggi misteriosi: qualcuno è arrivato nella Casa e sta cercando di mettersi in contatto proprio con Piranesi. Di chi si tratta? Lo studioso spera in un nuovo amico, mentre per l’Altro è solo una terribile minaccia. Piranesi legge e rilegge i suoi diari ma i ricordi non combaciano, il tempo sembra scorrere per conto proprio e l’Altro gli confonde solo le idee con le sue risposte sfuggenti. Piranesi adora la Casa, è la sua divinità protettrice e l’unica realtà di cui ha memoria. È disposto a tutto per proteggerla, ma il mondo che credeva di conoscere nasconde ancora troppi segreti e sta diventando, suo malgrado, pericoloso.

Susanna Clarke, autrice fantasy fra le più acclamate, torna in maniera trionfale con un nuovo, inebriante romanzo ambientato in un mondo da sogno intriso di bellezza e poesia.

Valutazione: Appena ho iniziato a leggere questo romanzo ero emozionata perché tutti lo aspettavano e in tanti ne hanno parlato bene. Mi ero fatta una idea davvero bizzarra sulla storia, una sorta di racconto mitologico mischiato con la profonda penna della Clarke, ma alla fine non mi ha molto entusiasmata. Ritengo che ci sono due modalità di lettura per affrontare Piranesi: la strada più semplice è quella di godersi il viaggio in superficie, ovvero di basarsi solo su quello che viene raccontato tra le stanze, le statue e i misteri; l’altra strada invece è quella più profonda, il grande viaggio profondo. Con ‘viaggio profondo‘ intendo la capacità di materializzarsi nel racconto e vivere la storia come se fosse propria e comprenderne le varie sfumature delicate, un po’ come si fa con la poesia.

“Piranesi. È così che mi chiama. Il che è strano, perché, per quanto io possa ricordare, non è il mio nome”. 

Pensieri personali del libro: Un libro complesso, dinamico. È un labirinto da tutti i punti di vista ed è a tratti caotico. Dall’inizio fino a poco prima dell’ultima parte (il finale) dove si svela la verità e la porta di uscita da quelle stanze, non mi sono sentita molto attirata dal romanzo ma la scrittura di Clarke ti trattiene pagina dopo pagina fino all’ultima parola.

Piranesi è circondato da Statue e da Stanze. Annota ogni giorno la marea e le sue alghe nei suoi diari, utilizzando un sistema di archiviazione che con il tempo è cambiato. 

Piranesi ci mostra la Casa dove abita, dove vive e dove si ciba e dove mostra meraviglia e dedizione verso le Statue. Un Mondo in cui esiste lui e l’Altro. Ogni mercoledì e venerdì si incontrano ad un orario determinato e discutono, bisogna essere puntuali e solo per quei due giorni Piranesi indossa l’orologio. L’Altro è in cerca della Conoscenza.

Tutto diventa straziante quando una presunta persona, secondo l’Altro, sta cercando Piranesi per fargli del male. 

In generale non ho apprezzato molto questo fantasy, forse perché per un bel pezzo di racconto è caotico e poco ordinato. È un insieme di memorie, racconti, strascini di diari. Il finale rialza la “soglia” del libro. Non mi ha convinto, mi aspettavo qualcosa di più avvincente, profondo, misterioso. Qualcosa che mi potesse lasciare stupida e perplessa, malinconica e grintosa. Non ho trovato nulla di tutto questo, mi ero fatta un’altra idea. 
Sistema di valutazione: ★★★,5 ☆☆ 

Ringrazio ancora la CE per la disponibilità.

Recensione “Pollyanna”

buongiorno lettori, oggi vi farò immergere in una lettura d’infanzia “Pollyanna”. La edizione che ho letta è quella che mi è stata offerta dalla Caravaggio Editore. Nonostante la storia non mi abbia appassionato come mi aspettavo, la edizione della CE merita molto sia per la cura nella copertina ma anche per la stampa, nonché per le illustrazioni che rendono il racconto ancor più meraviglioso.

Potete acquistarlo o dal sito della Caravaggio editore cliccando qui o su Amazon cliccando qui

Pollyanna. Ediz. integrale - Eleanor Porter - copertina

Copertina: bellissima.
Titolo: Pollyanna
Autore: Eleanor Hodgman Porter

Tradotto: Enrico De Luca e Andrea Massone

Illustrazioni a cura di: Massimiliano Modica
Genere: Narrativa
Trama: Il libro della felicità

“Pollyanna” (1913) racconta la storia di Pollyanna Whittier, una ragazzina orfana di madre che cerca di condurre una vita gioiosa, sebbene in povertà. Tutto cambia il giorno in cui perde anche l’adorato padre; rimasta sola, Pollyanna viene mandata a vivere con la ricca zia Polly Harrington. Tra nuove scoperte e difficoltà quotidiane, la ragazzina insegnerà a tutti il “gioco della felicità”, che le aveva insegnato suo padre, che consiste nel trovare sempre qualcosa di cui essere contenti a prescindere dalle circostanze. Una storia toccante, capace, con la sua dolcezza, di strappare un sorriso a grandi e piccini.

La presente edizione, pubblicata in occasione del centenario dalla morte dell’autrice, offre un testo integrale, annotato e corredato da otto tavole che si rifanno alle illustrazioni della prima edizione.

«Come vedi, cara, sei stata tu a farlo. L’intero paese sta giocando al gioco, e l’intero paese è perfettamente felice… e tutto grazie a una ragazzina che ha insegnato alla gente un nuovo gioco, e come giocarci.»


Valutazione: Pollyanna parla di una ragazzina che ha perso il padre e si ritrova a essere orfana e sostenuta dalle signore della beneficenza finché un giorno non viene presa in casa da sua zia, la sorella della mamma, di nome zia Polly.

La bambina si chiama Pollyanna e gioca sempre al gioco della felicità che le ha insegnato il padre. All’inizio la zia polly era molto scontrosa nei confronti della nipote ma man mano che il tempo passava riusciva ad apprezzarne il suo essere una fanciulla poco ordinaria. 

Pollyanna inizia a portare a casa gatti, cani e anche un ragazzino di nome Jimmy affinché la zia lo potesse prendere in cura come ha fatto con lei, ma ben presto capisce che questa cosa non è possibile.

I giorni passano e incontra un Uomo misterioso, cupo e arrogante che non parla con nessuno, tranne con lei. Scopre l’amore che riservava questo Uomo e ne comprende le sfumature.

Pollyanna rimane invalida a causa di un incidente, ma i suoi giorni del gioco felice non cessano di esistere e riesce ad influenzare chiunque la circondi… dal giardiniere Tom, alla signora Snow, al Dottor Clinton, la domestica Nancy fino al signor Plendeton. 


Pensieri personali del libro: È un romanzo che può piacere come non può piacere, personalmente non mi ha fatto impazzire tanto da dire “Wao è imperdibile!” Certamente il pro di questa edizione sono le illustrazioni e la bella stampa anche dei segni per enunciare il numero di pagine. C’è un grande lavoro dietro questa edizione e deve essere apprezzato, perché è davvero meraviglioso ma a livello di trama non mi sono esaltata. Probabilmente perché sono rimasta un po’ irritata mentre leggevo le conversazioni di Pollyanna, una bambina che riesce a comprendere la bellezza e la gioia nelle cose anche se vive nella povertà e nel dolore – come nel caso della perdita del padre e della madre -, ma è super parlantina e elettrizzante quando parla… non riesco a starle dietro.

Forse l’ho letto nel momento sbagliato o forse ho compreso che non rientra molto nelle mie corde di lettura, ma nonostante questo l’ho iniziato e terminato e ho saputo apprezzarne i pro e i contro.

È una storia dolce, gentile e infantile (nel senso buono del termine). Lo consiglio per chi vuole rivivere delle belle letture dell’infanzia.


Sistema di valutazione:
★★★★ ☆

Ringrazio ancora per la bellissima copia la casa editrice Caravaggio Editore.

Recensione “La rosa di Julia”

Buongiorno cari lettori, oggi torno con un romanzo un po’ diverso dal solito. Un romanzo delicato e passionale, pieno di significati ed è molto breve.

“La rosa di Julia” è un romanzo originale in lingua francese, ma tradotto anche in italiano.

Potete acquistarlo in lingua originale cliccando qui o in italiano cliccando qui

Copertina: Una bellissima illustrazione fatta da Héliora che raffigura la protagonista e la sua rosa.
Titolo: La rosa di Julia
Autore: Frédéric Doillon
Data di rilascio: 2020
Genere
: Narrativa
Trama: “D’un tratto le venne un’idea. A tutta velocità tornò dalla rosa e con un colpo secco la sradicò dalla terra, la nascose sotto il maglioncino e corse di nuovo verso la macchina”. 

Julia vive in campagna con i vecchietti de La casa della felicità. Non va a scuola e impara a leggere grazie alle piante del giardino. Un giorno trova una piccola rosa tutta raggrinzita, la salva e la pianta inizia a crescere. Ma bisogna partire per Parigi! Lo sradicamento dalla sua terra sarà complesso e richiederà un adattamento fuori dal comune. Con tanta poesia, un tocco di magia e un pizzico di fantasia, Julia vi condurrà in un viaggio indimenticabile. 

Valutazione: Il romanzo si apre con la nascita di Julia e l’enunciazione della sua delicatezza verso il mondo e verso la natura. Fa i suoi primi passi nella casa dei nonni nominata «Casa della felicità», un luogo in cui si diffonde pace, gioia e armonia. Julia, una bambina dolce e fresca, ama il suo giardino e prendersi cura delle sue piante. La dolcezza della bambina viene raccontata con sensibilità dall’autore, tanto da far tremare la pelle. In questo bellissimo giardino manca solo un bel cespuglio di rose.

«No» esclamò Julia rialzandosi «questa rosa mi ha chiamato quando le sono passata vicino. Mi ha chiamato perché io la salvassi. E io la salverò.»

Julia e sua madre decidono dunque di recarsi al mercato per comprare qualche rosa, ma Julia dall’animo puro, si lascia affascinare dalla rosa più brutta e da lì nasce un dolce legame tra le e il cespuglio di rose.

Pensieri personali del libro: Questo romanzo dalla copertina illustrata, ci permette di addentrarci in un mondo fatto di poesia e di delicatezza, ci permette di riflettere sull’importanza dell’essenza e non lasciarci trasportare e abbindolare dalla superficialità. Bisogna saper cogliere la bellezza in tutte le cose, anche in quelle meno belle, proprio come fa Julia.

Frédéric è in grado di trasmettere pura poesia con le sue parole, riesce a trasmettere al lettore delle immagini ben definite e chiare del contesto che è riuscito a realizzare.

E’ un mix di romanticismo per la natura, di gioia per la vita, di amore per il mondo. Questo romanzo è come immergersi nuovamente nell’infanzia, nella purezza di un bambino.

La separazione di Julia dal suo cespuglio di rose è dolorosa, Julia dovrà partire per Parigi. Ma che cosa succederà?
Sistema di valutazione: ★★★★ ☆|

Ringrazio l’autore per essersi affidato alla mia valutazione e per avermi dato la possibilità di leggere questo romanzo breve molto delicato.

Una storia che si inserisce nel solco di Paulo Coelho, de Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, delle Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estès e de Il favoloso mondo di Amélie.