Storie di fantasmi giapponesi – Kappalab

Sei un amante delle letture giapponesi ma ancor di più di quelle che si macchiano di fantasmi e presenze oscure?

“Storie di fantasmi giapponesi” edito da Kappalab può far al caso tuo. Una raccolta di mini storie che ti trasporteranno in un mondo distaccato dalla tua realtà e ti rimaranno i brividi sulla pelle

Trama:

Ci attirano, ci affascinano, ci spaventano e spesso ci lasciano con un impensabile senso di vuoto. Le storie di fantasmi giapponesi aleggiano tra l’orrore e il romanticismo, in un limbo costellato da spettri di principesse, cortigiani, guerrieri e briganti che non trovano pace per essere stati costretti ad abbandonare il mondo terreno prima di aver compiuto fino in fondo il loro percorso, e infestato da oggetti o esseri talmente antichi da acquisire un’anima e mutarsi così in mononoke. Vendetta, risentimento, nostalgia, altruismo, amore: ogni spirito, umano o animale, ha il suo personale motivo per mostrarsi ai viventi, e ognuno lo fa in modo diverso.

“Storie di fantasmi giapponesi” raccoglie i più celebri racconti di genere della tradizione del Sol Levante, come quello di Hoichi, il suonatore cieco di biwa, o quello di Oyuki, la dama delle nevi, che tornano qui nella loro dimensione originale. Questi racconti costituiscono un serbatoio culturale e folcloristico per grandi autori e registi giapponesi, fra cui Rumiko Takahashi per “Lamù”, Shigeru Mizuki per “Kitaro del cimitero”, Isao Takahata per “Pompoko” e Hayao Miyazaki per “La Principessa Mononoke”.

Cosa ne penso?

Non succede spesso che una lettura riesca a trasportarmi in una realtà dove il tempo si ferma e dove la mia mente si concentra solamente a quelle parole che rigo dopo rigo riescono a suscitare il mio interesse.

“Storie di Fantasmi giapponesi” È una racconta di innumerevole mini storia che si concludono in due o tre pagine, che riusciranno ad acculturarvi tantissimo del mondo dei fantasmi ma non solo. la maggior parte dei racconti sono tratti da antichi libri giapponesi e alcune storie hanno un’origine cinese, quindi abbiamo la nascita di un libro che riesce a racchiudere due culture molto interessanti.

nella prima parte ci addentriamo in piccoli racconti che hanno nella maggior parte dei casi come protagonisti preti e spiriti, nonostante la brevità con cui si concludono comunque riescono a mostrare tanto interesse e curiosità che nasce nel lettore e io mi sono sentita trasportata in quei luoghi così bui e mi sono trovata anche di fronte a questi spiriti maligni che cercavano di trovare la strada per la virtù .

Nella seconda parte invece abbiamo dei racconti più friabili perché si presentano più coincisi e parlano di insetti e anche della trasposizione dal corpo umano alle sensazioni di entrare nel corpo di un insetto e questa cosa mi ha ricordato un po’ un anime che ho concluso poco tempo fa che si chiama “ Raven Of the inner palace “.

Quello che mi ha colpito maggiormente è la cultura che vi è dietro questi racconti, Yakumo Koizumi è un giornalista – scrittore nato in Grecia, ma sposato con la figlia di samurai di Matsue è riuscito in questa raccolta a racchiudere due mondi simili ma diversi che si addentrano nell’oscurità della vita e del mondo.

Sheol Spectrum

Alle prese con un fumetto prettamente italiano che riuscirà a sorprendervi già dalle prime tavole. Un’opera che si presenta già dalla sua trama con un contesto davvero forte e con un mondo parallelo dove i nostri giocatori dovranno riuscire a vincere e usare l’intelletto per sopravvivere.

Parlo di Sheol Spectrum edito Upper Comics. Un titolo thriller e psicologico che si conclude con due volumi.

Trama:

“I gentili giocatori sono pregati di prepararsi al game e… Bentornati nello Sheol!”

Metropoli di Gehinnom, Amerine è una gamer, per arrotondare hackera i server dei giochi per assicurarsi vittoria e stipendio.

Dopo l’ennesima truffa, riceve un’email sospetta e si ritrova nello Sheol, un’angosciante metropoli speculare a Gehinnom.

Insieme ad altri 98 individui, dovrà lottare per la sua vita e la sua libertà, tra sfide d’ingegno sul filo del rasoio, riusciranno le sue abilità a cambiare le regole del gioco?

Cosa ne penso?

Ma se dei criminali venissero trasportati in una realtà distaccata dal mondo umano e iniziassero a far parte di un gioco cruciale in cui il primo che riesce a raggiungere la meta potrà essere liberato?

Sheol Spectrum, uno Shonen composto da due volumi che riesce a stregarvi con poche pagine.

Ammetto che il mio interesse è salito pagina dopo pagina. Le tavole sono piene e i disegni li ho trovati molto morbidi e agevoli anche se possano sembrare “stonanti” rispetto alla follia e la dinamicità di cui si macchia la storia.

𝘐 𝘨𝘪𝘰𝘤𝘩𝘪 𝘥𝘪 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢𝘷𝘷𝘪𝘷𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘩𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘲𝘶𝘪𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘱𝘢𝘭𝘤𝘰𝘴𝘤𝘦𝘯𝘪𝘤𝘰 e la nostra protagonista verrà catapultata in un mondo parallelo, invisibile ad occhio umano, in cui ci saranno 33 squadre e solo i più abili riusciranno a sopravvivere.

La sopravvivenza è un frutto che tutti vogliono tenersi stretto e quando sei condannato a scegliere e a giocare in un mondo con delle regole distorte, il tuo cervello inizia a elaborare mille finali.

Ci troviamo nello Sheol in cui sono rinchiusi 98 individui e tra sfide d’ingegno bisogna saper trovare la porta giusta per la propria libertà.

Molto interessante il fatto di trovare più pagine opache e a colori durante la lettura. Il racconto si muove in maniera veloce ma non accelerata, questo rende giustizia anche alla tematica del “correre e acchiappare la preda” di cui si fa vece.

I personaggi sono uno più particolare dell’altro e le prime due sfide sono molto interessanti, anche se mi sarebbe piaciuto approfondire maggiormente la presenza dei tre personaggi che sembrano avere un fulcro importante nella storia. La nota stonante, a parer mio, è che in realtà non c’è un incipit o un “prima”, ma si viene direttamente catapultati nello Sheol e iniziano subito i giochi.

Le idee alla base di quest’opera sono molto chiare, nulla avviene per caso. I personaggi e le loro schede di raffigurazione danno un maggior inquadramento della situazione per il lettore e le scene sono pulite e non distorte. La narrazione decade veloce e appassionante, ho trovato le tavole ben disposte e piene. 

Hiraeth – L’ultimo viaggio

Siete alla ricerca di un titolo che vi possa accompagnare in avventura ultraterrena e che allo stesso tempo vi riesca ad emozionare e trasmettervi anche messaggi importanti per la vita?

Il titolo di cui vi sto per parlare è uno di quelli che vi prende il cuore e ve lo riempie di passione, di amore e anche di tantissime carezze perché va a toccare tematiche non spesso semplici da gestire, non spesso semplici anche da discutere ma riesce a farlo attraverso un cammino gioioso e pieno di avventura che vi lascerà con un finale che vi toccherà anche l’anima.

copertina

Trama:

Mika, una giovane studentessa, sta affrontando con enorme difficoltà il lutto per la perdita della sua migliore amica. Disperata e sola, in preda a quel sentimento di nostalgia e rimpianto che i gallesi chiamano hiraeth, è determinata a ricongiungersi con lei… nell’aldilà. Tuttavia, prima che possa accadere l’irreparabile, la ragazza viene salvata da due viaggiatori: un misterioso dio senza nome e un immortale, Hibino, che segue il dio nella speranza di scoprire da lui come porre fine alla propria esistenza. Insieme ai due nuovi compagni, Mika inizia così un viaggio verso Yomi, la terra dei morti, luogo mitico in cui speranza e disperazione si intrecciano. Ma anche di fronte alle meraviglie e alla magia che le si sono ora schiuse davanti, riuscirà la giovane a trovare una via d’uscita dal suo dolore?

Cosa ne penso?

È bello scovare delle bellezze racchiuse in piccole storie che a volte ci aiutano ad approfondire i nostri pensieri, altre volte ci pongono davanti a delle domande e in alcuni casi ci coccolano tra le lacrime.

Hiraeth - L'ultimo viaggio

Hiraeth – L’ultimo viaggio è una storia indelebile, una di quelle che mentre le leggi ti trasporta in un mondo parallelo e profondo che si arricchisce tra avventure e momenti di riflessione per poi giungere ad una fine che ti lascia con una lacrima accompagnata da una piccola smorfia di sorriso.

Un viaggio in cui accompagneremo una giovane ragazza pronta a morire dopo la perdita della sua migliore amica, un rapporto indelebile e profondo che la spinge a sacrificare la sua vita per ricongiungersi con lei, la sua anima destinata.
Mika incontrerà due ragazzi, dagli spiriti diversi e dalle strade complesse e turbolente. Una creatura divina nata dai desideri e dalle preghiere degli uomini che percorrerà la strada per arrivare al suo luogo di quiete eterna e un ragazzo diventato immortale che dopo anni e decenni che ha visto il mondo cambiare e ha conosciuto mille occhi e visi, vuole assaporare la morte.

Hiraeth - L'ultimo viaggio

Hiraeth è una storia che trasmette dei brividi profondi, proprio come nella sua opera precedente dell’autrice “Oltre le Onde” ancora una volta riesce a lasciarmi un segno indelebile dentro.

Un’opera racchiusa in una box di tre volumi che non ha avuto la sua giusta fama e sono qui per narrarvela, sperando che voi possiate gustare, insieme a me, quelle parole sul concetto di “vita” e di “morte” che a volte ci sfuggono nella quotidianità.

Quando perdiamo qualcuno sentiamo una tristezza che ci avvolge completamente o quando perdiamo noi stessi ci catapultiamo nel nulla senza uscita. Una narrazione che riesce a sprigionare un grande senso di “ricerca del sentirsi appagati” nonostante si vada incontro a morte certa, ma se nel momento del passo successivo verso il nulla sentissimo il cinguettio degli uccelli?

Hiraeth - L'ultimo viaggio

I disegni con la raffigurazione di cigni, uccelli selvaggi, di sfondi sereni e cupi ci immergono nel percorso che Mika e i suoi compagni hanno deciso di percorrere senza girarsi indietro. Una strada che ci avvicinerà alla vita di altre persone che hanno paura di cessare la loro esistenza e di chi, dopo un semplice addio, decide di dimenticare.
Un finale davvero commovente che ci farà apprezzare ancora di più il senso della vita che ci viene trasmessa con Hiraeth.

Creature dell’assenza

Oggi voglio parlarvi di un breve racconto che merita di essere letto “Creature dell’assenza” di Gloria Bernareggi (Autore)  Sephira Riva (Autore).

Creature dell'assenza - Gloria Bernareggi,Sephira Riva - copertina

Trama:

Estate 1996: è trascorso poco meno di un anno dal termine della guerra che ha portato all’indipendenza della Croazia. Nel paese di Preko, l’anziana Petra tenta di superare il lutto per la morte della suocera, sentendosi però isolata e incompresa, anche dal marito Joso. Ad alterare la loro routine, la nipote Marina: una giovane donna traumatizzata dalla morte prematura dei suoi amici durante il conflitto. Marina entrerà in contatto con una creatura dall’aspetto di bambina, Jadranka, l’incarnazione dell’assenza, che rappresenta il vuoto lasciato dai defunti ed entra con delicatezza nella quotidianità di chi sta cercando di imparare a gestire il proprio dolore e stabilire un nuovo equilibrio. Una scrittura limpida senza retorica e melodrammi: non una tragedia ma un delicato realismo magico che si coniuga con un vissuto storico e personale doloroso, fatto anche di atmosfere trasognate e sospese.

Cosa ne penso?

Mi sono sentita trasportata nel paese di Preko, in Croazia, in tempi lontani e troppo distanti dalla modernità. Siamo nel 1996.

La storia che narra di Petra e sua nipote Marina hanno avuto un impatto suggestivo verso la mia anima, tanto da riempirmi il cuore.

Un piccolo racconto di ottanta pagine circa che riesce a soddisfare l’interesse del lettore e lasciare un retrogusto amaro e dolce non facile da dimenticare.

La vita è fatta di lutti, tutti prima o poi ce ne andremo e spesso dietro a questo passaggio ci lasciamo delle briciole. Chi parla di anime che rimangono sigillate in uno spazio di limbo e chi parla di “assenza”.

Questo è il racconto di come Preta cerca di affrontare il lutto di sua suocera, che era come una seconda madre per lei e il dolore di Marina per la perdita degli amici. Un periodo brusco piene di guerre che hanno lasciato un odore di polvere e sangue che macchia le carni.

Preta una donna con le lunghe rughe sul viso, si crea uno scudo verso quel lutto così difficile da gestire e da digerire e non accetta di buon occhio sua nipote che per qualche tempo si stabilizzerà da lei. Una ragazza dai capelli ricci e molto vivace, ma che ha gli occhi spenti e cupi. 

Un rapporto che dalle prime pagine si presenta essere spezzato e ingestibile, un odio superficiale e una incompatibilità che porta le due donne a distaccarsi piano piano. 

Marina inizia ad avere delle visioni.

Visioni che derivano da un’ombra che si sposta in qualsiasi punto davanti a lei, prendendo forma di una ragazza dai capelli biondi. L’Assenza di quando qualcosa se ne va. Il suo nome è “Jadranka” è non è l’unica creatura esistente in quel paesino.

Marina inizia a trovare nella sua angoscia e tristezza, una luce di affetto da questa creatura che cerca di farle addolcire il sapore amaro della perdita con dei ricordi più gioiosi. 

Dopo aver assaporato il sapore salato delle acque nere nel mare, Marina, trova un modo per riprendersi la sua felicità.

Jandraka diventa il punto di connessione tra la zia e la nipote, che nonostante i due caratteri differenti e i loro lutti distanti, trovano il loro equilibrio. 

Un rapporto che inizia a maturare e affievolire, creando dolci note di quotidianità. 

Petra affronta il suo dolore, così come lo fa Marina ma entrambe sanno che tutti prima o poi lasceremo questa terra.

Un breve racconto soddisfacente che riesce a catapultarti in quel paesino con le vecchie tradizioni e con creature particolari. Una storia di famiglia che trova noti dolenti e si muove come una barca in mezzo alla tempesta per trovare il suo molo di sicurezza. Un racconto che mette alla luce la necessità, a volte, di saper cogliere e abbracciare quel dolore e quello che ne rimane.

Volevo complimentarmi con le autrici Gloria Bernareggi e Sephira Riva sia per aver creato un breve racconto di grande intensità, ma anche per avermi dato questa opportunità unica di viaggiare tra le sue pagine.

Yoake no Uta vol.1

Ti parlo di un titolo che può fare al caso tuo, e sai perché?

Lullaby of the Dawn‘, ma anche conosciuto come Yoake no Uta è uno di quei BL che hanno coraggio ad addentrarsi in elementi differenziali che li rendono unici e al contemplo interessanti anche per chi non si approccia facilmente al boy’s love.

Una storia che intreccia fantasy e romanticismo con il giusto tocco, composto da tre volumi in corso è stato annunciato dalla StarComics e finalmente sarà disponibile dall’8 Febbraio in tutti gli shop online e librerie.

copertina

Trama:

In una certa isola vivono individui scelti per proteggere la gente comune dalle creature che emergono dal mare. Elva adempie a questo dovere, anche se possiede un corpo maledetto che ha smesso di crescere. Un ragazzo di nome Alto desidera liberare Elva, giurando di rimanere al suo fianco per sempre.
Dopo otto anni di convivenza, il corpo di Elva, che si pensava avrebbe retto solo per pochi anni, ha iniziato a mostrare segni di ripresa per un motivo sconosciuto.

Cosa ne penso?

“La tristezza della solitudine indebolisce gli uomini e li uccide.”

Lullaby of the Dawn non è un semplice boy’s love, ma è il boy’s love più atteso.

Lullaby of the Dawn

In molti mi hanno scritto “non vedo l’ora di leggere il primo volume” – “è la prima volta che ne sento parlare”, ora chiariamo qualsiasi dubbio.

Lullaby è uno di quei titoli che mi hanno sempre incuriosita, nonostante io non sono una cervellona in lingue e la mia antipatia verso di queste è davvero ben evidente, l’ho letto in russo. Mi correggo, mi sono fatta aiutare dal santo traduttore, ma comunque l’ho letto in russo. 

“Ma chi te la fa fare?” Mi dicevo tra me e me, la verità è che i disegni e le emozioni che riesce a trasmettere già dal suo primo volume valgono la pena di farsi annegare gli occhi con il collirio per evitare un bruciore allucinante.

È una di quelle storie che non è un mood di strappalacrime o cliché che ti fanno venire voglia di staccarti i capelli con la pinzetta, ma è una storia che si evolve dal suo seme fino a diventare una meravigliosa pianta colorata. 

Lullaby of the Dawn

Elva e Alto sono due personaggi che vivono in due realtà diverse ma connesse e riescono a trovare il loro filo rosso nonostante le complessità che derivano dalle voci di paese e dall’attività di Sacerdote di Elva.

Elva è un sacerdote macchiato dall’inchiostro nero del mare che ogni notte combatte contro dei mostri, di cui non si ha nessuna informazione. Non è l’unico sacerdote a svolgere questo lavoro, ma la peculiarità è che chiunque acceda a questo ruolo avrà i capelli bianchi e macchie di incontro sparse per il corpo e una vita breve. 

Lullaby of the Dawn

Alto, un ragazzo coraggioso e solare, non ascolta le voci dei compaesani, ma si cimenta a creare un rapporto di amicizia con il sacerdote.

Una complessità e relazione di amore e salvezza che si mischiano creando le corde giuste per un boy’s love d’effetto.

Abbiamo l’elemento fantasy e il romanticismo, ma non solo. La chiara veduta di una storia che sa evolversi in maniera chiara e compatta, senza bisogno di accelerare il risultato. Un contesto di espansione dei pensieri dei personaggi e delle loro emozioni che non lasceranno il lettore indifferente, ma soprattutto la grande forza di sostenersi l’un l’altro.

I disegni inizialmente saranno cupi, come se il mare nero fosse una vera maledizione che imbratta i primi capitoli. Sentirete la pesantezza della solitudine di Elva e della sua responsabilità, ma man mano che andrete avanti nella lettura scoprirete dei tratti più solari, più vividi e limpidi come per pronunciare uno spiraglio di luce verso il cammino del sacerdote grazie all’incontro con Alto.

From the Red Fog

Siete degli amanti delle storie del terrore o anche di miniserie che possano sorprendervi? Sicuramente tra le tante meravigliose uscite ed edite dalla Starcomics oggi vi voglio suggerire un titolo molto interessante.

From the Red Fog‘ un entusiasmante racconto macchiato di sangue e psicologia racchiusa in cinque volumi.

copertina

Trama:

La storia è ambientata in Inghilterra, alla fine del XIX secolo. Rwanda, figlio di una feroce assassina, ha vissuto per anni confinato in un seminterrato e solo in seguito a un incidente ha potuto lasciare la sua abitazione. Il ragazzo, una volta giunto in città, finisce per vivere in una struttura dove conduce una vita pacifica, ma troppo noiosa per lui.

Cosa ne penso?

Sei alla ricerca di una storia sanguinaria con personaggi senza controllo?

La nuova uscita della StarComics si intitola “From the Red Fog”, un’opera conclusiva in cinque volumi, ma vi dirò qualcosa di davvero macabro.

Questa storia è stato realizzata da Nohara Mosae, in primis come “hobby” e con i suoi disegni voleva trasmettere delle vibrazioni che oltre ad inquietare il lettore, potessero anche divertirlo.

From the red Fog con il suo primo volume brilla come un diamante grezzo in mezzo a mille titoli dell’orrore, con una narrazione veloce ma dondolante come una nave in mezza ad una tempesta, ci trascina in stanze macabre e personaggi fuori di testa.

Apriamo la prima porta e ci troviamo di fronte ad una Inghilterra del diciannovesimo secolo in cui il giovane Ruwanda cresciuto nei sotterranei della sua dimora, è come se non esistesse al mondo.

L’unica cosa che conosce è la voce e gli atti macabri e sanguinosi compiuti dalla madre, una popolare serial killer di quei tempi.

Ruwanda è come se ricevesse il testimone in questa impresa senza rimuginarci troppo, anzi, sembra essere a suo agio tanto da divertirsi sentendo le persone urlare e piangere davanti ad un coltello o ancora peggio, alla morte.

Durante la sua crescita non si macchia solo di ideologie, ma commette vari omicidi lasciandosi dietro sceneggiature imbrattate di sangue estreme e creative.

Si troverà ad essere accolto, come un neonato, all’interno di una cerchia di persone che uccidono indistintamente, ma in lui c’è qualcosa di diverso… di più profondo e maledetto.

I disegni di From the red fog sono davvero inquietanti e particolari, le tavole e la loro composizione sono piene e ben gestite. Non ci si annoia durante la lettura anche se a volte può risultare che ciascun capitolo è come se rappresentate un atto di una grande opera teatrale.

Troviamo una sorta di distacco tra la prima parte introduttiva del volume e la seconda parte, lasciandoci dei dubbi inerenti all’accaduto sull’ orfanotrofio, ma forse è proprio quello l’obiettivo?

Ho trovato il primo volume davvero interessante e senza pretese, mi sono anche lasciata affascinare dalla mentalità di Ruwanda. Da amante dei serial killer, dei casi più spietati e inspiegabili, i disegni mi hanno conquistata in poco tempo e le copertine mi hanno influenzata parecchio.

Consiglio la lettura chi vuole leggere qualcosa di diverso, di particolare con personaggi inquietanti e fuori dalla realtà. 

Some Girls Do. Alcune ragazze lo fanno

È la prima volta che leggo qualcosa dell’autrice Jennifer Dugan e credo di essere rimasta folgorata dal suo stile narrativo.

“Some Girls Do. Alcune ragazze lo fanno” si presenta con un titolo accattivante e pieno di mistero, un romanzo contemporaneo che apre le porte a tematiche importanti e sfocia nel YA – young adult – trasformando una storia di vita quotidiana in qualcosa di scintillante ed educativo.

Edito dalla Fanucci Editore

Some Girls Do. Alcune ragazze lo fanno

Trama:

Morgan, velocista d’élite, è costretta a cambiare istituto alla fine del suo ultimo anno dopo che si scopre che essere gay è contro il codice di condotta della scuola privata cattolica che frequenta. Lì incontra Ruby, che ha due hobby: armeggiare con la sua Ford Torino blu 1970 e partecipare a concorsi di bellezza locali, quest’ultimo per realizzare i sogni della madre prepotente. Le due sono attratte l’una dall’altra e non possono negare i loro sentimenti. Ma mentre Morgan – dichiarata, orgogliosa e determinata a ricominciare da capo – non vuole dover tenere segreta la loro relazione in erba, Ruby non è ancora pronta a fare coming out. Con ciascuna ragazza su un percorso diverso per vivere ognuna la propria verità, riusciranno a proseguire insieme? 

Cosa ne penso?

Some Girls Do. Alcune ragazze lo fanno” un romanzo contemporaneo che riesce a catturare totalmente l’attenzione del lettore anche grazie alla bravura dell’autrice con questo stile narrativo molto semplice, dinamico e avvolgente che riesce a creare delle situazioni e dei personaggi che riescono a mescolarsi in maniera brillante e mai noiosa.

Un romanzo che si alterna in diversi capitoli che presentano sia la visione di Morgan sia la visione di Ruby, le due ragazze che saranno protagoniste di questa drammatica e avvincente storia che sfocerà da un piccolo litigio fino alla storia d’amore.

La copertina accattivante che si presenta con questi colori così enigmatici e pieni di calore, due ragazze nella piena età della crescita e della voglia di vivere si troveranno di fronte a delle situazioni diverse ma che in qualche modo le farà avvicinare nella drammaticità e nella ricerca di un senso di libertà che ormai sembra perso.

Ruby e Morgan sono due ragazzi liceali che si trovano ad affrontare degli ostacoli classici della propria età adolescenziale ma che possono anche incidere molto sulla loro età adulta e dunque per il loro futuro, della parte abbiamo una ragazza che si trova a sostenere sulle spalle un grande peso di responsabilità e di speranza rivolte da sua madre e dall’altro lato ci troviamo in una situazione in cui una ragazza che ha fatto combing out nella sua vecchia scuola, deve affrontare con la realtà che in realtà non dovrebbe esistere o se l’immaginazione a causa della propria libertà sessuale.

Alcune ragazze lo fanno, un titolo diretto che riesce a nascondere dei messaggi dietro il suo titolo ma che trovano spiegazione all’interno della storia.

Vi troverete ad iniziare il romanzo e a farvi domande, a ricercare tantissime risposte e a cercare anche un senso di felicità per queste due ragazze che si trovano ad affrontare delle realtà difficili e complesse; la bellezza nel complesso è data dallo stile narrativo fluido che accompagnerà in una lettura coraggiosa fino all’ultima pagina.

“Non sto passando la mia vita fingendo di essere qualcosa che non sono, o rendendomi più piccolo e più silenzioso, solo perché qualcun altro pensa che dovrei.”

Morgan è una ragazza aperta e possiamo definirla la star del coming out, non si limita a nascondersi dietro ad una realtà che non esiste ma ama e vive la sua libertà e il suo essere in maniera aperta e ama correre, viene sostenuta da amici e famiglia. Una ragazza con una vita tranquilla, ma che anche lei ha degli ostacoli da affrontare.

Ruby si ritrova, invece, ad essere rinchiusa in una gabbia in cui la madre omofobica e ossessionata dalla bellezza, vuole a tutti i costi che la sua cara bambina vinca un concorso. Una realtà ristretta e danneggiata, che porta Ruby a danneggiare la sua realtà adolescenziale, ma finché non avrà coraggio a svoltare pagina.

La storia d’amore si accende come un fuoco, ha bisogno di scintille per formare la sua base ed è proprio così che inizia: con un litigio e piccoli sorrisi.