Amatissimi

buongiorno cari lettori, oggi torno con un romanzo che può rientrare nei top ten delle letture che ho fatto negli ultimi anni e parlo assolutamente dell’ultima uscita della Fazi Editore dal nome ‘Amatissimi‘.

Prima di scrivere questa recensione, mi sono chiesta come è possibile parlare di questo titolo, nel senso quale fossero le parole più adatte da utilizzare per esprimere tutte le sensazioni contrastanti che mi ha trasmesso ma anche il senso di solitudine che mi ha lasciato a fine lettura.un senso di solitudine non espressamente sotto la sfumatura negativa, ma bensì quella sorta di solitudine che ti lascio un libro che ti ha preso il cuore e te l’ha riempito.

amatissimi

Trama:

Greenwich Village, anni Sessanta. La storica Terza Chiesa Presbiteriana fatica a tenere il passo con i tempi turbolenti e rischia di allontanarsi dalla comunità dei fedeli. Per risollevarne le sorti vengono scelti, insieme, i due pastori Charles Barrett e James MacNally, giunti a un approdo comune attraverso cammini molto diversi. Charles, destinato a succedere al padre come professore di Storia ad Harvard, fugge ogni imposizione con l’arrivo improvviso della vocazione religiosa. James, che per tutta la sua giovinezza ha dovuto fare i conti con un padre alcolista, nella Chiesa vede la possibilità di una battaglia per la giustizia sociale. Diverse sono anche le mogli al loro fianco: Lily, fieramente intellettuale, elegantemente severa, ma soprattutto convintamente atea, ha instaurato col marito un rapporto basato su una continua negoziazione; Nan, di tutt’altra formazione, cresciuta nel Mississippi, figlia amata e devota di un ministro del culto, ha fatto sua la missione del coniuge. Saranno quarant’anni di vita condivisa a unire i quattro in maniera indissolubile, tra incomprensioni, divergenze e sfide affrontate insieme, a partire da quella più difficile di tutte: la genitorialità. E laddove l’amicizia al maschile si rivelerà sempre un porto sicuro, il legame tra le due donne si mostrerà più arduo, continuamente minacciato da malintesi e rivalità.
Un romanzo dal passo classico, in cui la talentuosa esordiente Cara Wall, grazie a una penna sicura e capace di dar vita a una prosa di raffinata semplicità, ha creato quattro personaggi che, dopo averli accompagnati per decenni, sarà difficile salutare.

Cosa ne penso?

Cara Wall con la sua scrittura così emozionante, dinamica e mi permetterei anche definirla amica del passato, ci fa catapultare già dalle prime pagine è una storia che farà innamorare il lettore ma non nel senso che il lettore si affezionerà all’evoluzione degli eventi, bensì sono proprio i personaggi nella loro quotidianità, con il loro carattere pieno di difetti e pregi, con le loro convinzioni, con i loro amori, con le loro paure con la loro fede che fanno riscoprire nel lettore qualche elemento in comune.

Una scrittura leggiadra, una scrittura confidenziale che riesce a tenersi attaccato le pagine una dopo l’altra finché non ti ritroverai alla conclusione e proprio in quel momento ti sentirai un po’ vuoto, un po’ in solitudine perché ti sei affezionato così tanto l’andatura della lettura, dei personaggi nella loro semplicità che non presti mai abbandonare quella parte del mondo.

Proprio come si può percepire dalla stessa trama, Amatissimi è un titolo ambientato nel passato che riesce a connettere e collegare quattro vite diverse, quattro pensili diversi, quattro caratteri diversi.

La particolarità è che tutto nasce dagli eventi più banali della vita, dagli eventi che sconvolgono il pensiero umano e ti portano a porti una semplice domanda: esiste Dio?

Quello che voglio dire è che questo romanzo non si concentra su una concezione astratta e spiritica religiosa e non va a intaccare in nessun modo la dimensione di ciascuno di noi, si mostra come sia possibile, nonostante pensieri e concetti diversi, che l’amore possa superare qualsiasi ostacolo.

Un amore di altri tempi, un amore che nasce tra I corridoi di una biblioteca, tra le pause di una lezione è di un’altra, in mezzo a un concetto di solitudine derivante da una perdita.

In questo romanzo vengono mostrati i vari concetti spirituali di come viene inteso Dio, le più grandi problematiche che ogni uomo si pone nella propria esistenza, le problematiche della società stessa quindi si fa fronte delle paure, la solidarietà di una fede, le guerre, e anche le situazioni più problematiche esistenti e più vicine cittadini ma non solo, mostro come anche la fede può andare oltre essere abbastanza forte nel momento in cui la vita ti mette davanti ha un bivio e proprio quel bivio spesso ti butta giù.

Quattro vite che si intrecciano diventando delle coppie e queste coppie diventano un gruppo. Un gruppo consolidato, un gruppo che nonostante le simpatie possono essere ostacolate, nonostante la diversità di come una persona si pone di fronte ai problemi o di come decide di affrontare la propria fede se in maniera spirituale o in maniera materialmente realistica.

Assurdamente bello.

Perché ho utilizzato dalle termine? Perché spesso si ha paura di affrontare dei romanzi che sono ambientati nel passato e ti facciano sentire come se nel tuo presente ti mancasse qualcosa e quello che mi ha lasciato questo romanzo è proprio la voglia di assaporare ogni pezzo di quelle vite che sono state raccontate nonostante siano pezzi di vita probabilmente di fantasia.

Mi ha fatto venire voglia di conoscere questi personaggi, mi ha fatto né voglia di dialogare con loro e di approfondire i loro pensieri.mi ha fatto nel voglia di innamorarmi tra una ricerca universitaria all’altra, mi ha fatto venire voglia di correre tra i corridoi delle biblioteche e scontrarmi probabilmente una persona che mai nella vita penserei di portarmi sull’altare.

Mi ha fatto venire voglia di osservare il mondo, mi ha fatto né voglia di parlare con le persone, infatti ne voglia di conoscere le persone nonostante possono essermi non simpatiche a prima vista.mi hai lasciato un vuoto. Vuoto probabilmente non colmabile da altre letture perché è vuoto derivante dalla conclusione della sua lettura.

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