Le madrine – Monica McInerney

Per molto tempo stavo cercando un romanzo che potesse davvero coinvolgermi e trasmettermi tantissime emozioni, finalmente l’ho trovato e oggi voglio parlarvi di ‘Le Madrine‘ di Monica McInerney – nuova uscita edita dalla Fazi editore.

le madrine

Trama:

Le madrine di Eliza conoscono tutti i segreti di famiglia: per quanto tempo ancora potranno tenerli per sé?

Figlia unica dell’amatissima ma inaffidabile Jeannie, madre giovane e irregolare, Eliza Miller ha sempre potuto contare sul sostegno delle sue affezionate madrine, Olivia e Maxie. Riguardo al padre Eliza non ha mai saputo nulla: Jeannie le ha promesso che le avrebbe rivelato la verità il giorno del suo diciottesimo compleanno. Poco prima della fatidica data, però, è scomparsa all’improvviso, cambiando ogni cosa. Molti anni più tardi, Eliza, ormai trentenne, è una donna solitaria, introversa e dedita soprattutto al lavoro. Quando nell’arco della stessa giornata viene licenziata e sfrattata di casa, decide di accettare l’invito di Olivia a raggiungerla a Edimburgo per fare una sorpresa a Maxie che sta per sposarsi. Questo viaggio sarà per Eliza l’occasione per uscire dal guscio ovattato nel quale si è rinchiusa, ma soprattutto per indagare sull’identità di suo padre. Per scoprire chi è quest’uomo misterioso, però, dovrà capire chi era davvero sua madre: le madrine hanno custodito per anni i segreti di Jeannie, ma ora è tempo che la verità venga a galla.

Cosa ne penso?

«Le conosceva da quando era nata; erano le migliori amiche di sua madre; non potevano non avere le risposte alle sue domande».

Mi sono cimentata in questa nuova lettura senza sapere davvero cosa aspettarmi, e posso solamente dire che a fine lettura ho sentito un vuoto dentro. Questo romanzo non è solamente una lettura che consiglio a chi vuole trovare una scrittura coinvolgente, molto scorrevole e che sappia davvero intrattenere il lettore, ma anche per chi sta cercando una storia che riesca nelle sue mille sfumature raccontare qualcosa.

Le madrine’ è una storia che parla di una ragazza che è stata cresciuta da una madre che l’ha sempre coccolata con mille storie della sua adolescenza creando un bellissimo rapporto tra madre e figlia che a volte nonostante le sue lacune, è riuscito a lasciare un segno.

Tanti racconti, tanti sorrisi e tanti abbracci hanno fatto crescere Eliza come la donna consapevole della creatività di cui godeva la madre, ma non era un rapporto fine a se stesso che racchiudeva solamente queste due donne bensì coinvolgeva anche le due migliori amiche della madre che hanno avuto un ruolo davvero fondamentale nella crescita della ragazza.

Olive e Maxie, due donne da caratteri diversi, da vite completamente opposte che è un certo punto si sono interrotte per poi incontrarsi nuovamente. Due migliori amiche che tutti vorremmo della nostra vita, due donne di cui a cui si può fare affidamento.

Eliza, fin da bambina, è cresciuta in un contesto in cui la madre la riempiva di bellissimi pensieri e che veniva lo stesso tempo viziata dalle sue migliori amiche, un passato davvero burrascoso in cui in assenza del padre l’unica figura di riferimento erano queste tre donne che facevano parte della sua vita oltre anche ad una sua amica.

Il tempo passa, la ragazza torna da un viaggio insieme a una delle sue madrine sempre in giro per il mondo, tornando a casa scopre qualcosa di sconvolgente.

Ad un certo punto tutto diventa nero, i secondi sembrano ore e la scena è impressa nei suoi occhi, Eliza tornando a casa da uno dei suoi innumerevoli viaggi con le madrine troverà una scena che la segnerà per tutta la vita.

Il punto di non ritorno del cuore di Eliza, ma il momento in cui tutte sue domande si sparpagliano come una goccia nell’oceano. Anni dopo, alla ricerca di suo padre, farà delle scoperte agghiaccianti sulla sua famiglia.

Un viaggio alla ricerca di se stessi, un viaggio alla ricerca dei tanti perché di cui si componeva le sue domande e anche alla ricerca di un amore che potesse travolgerla.

Monica McInerney ci trasporta in questa vita complessa e drammatica con una scrittura possente, fresca, coinvolgente. Vengono rappresentate quattro donne completamente diverse per il loro carattere, per i loro pensieri e per il loro modo di agire. Quattro figure in cui noi possiamo rispecchiarci, nelle problematiche della vita quotidiana, nei pensieri di un adolescente e di un adulto.

Consiglio questa storia soprattutto per chi sta cercando il racconto di una vita quotidiana, delle sue delusioni dei suoi momenti di felicità che possono davvero farti aprire gli occhi e riscaldarti il cuore. Durante la lettura mi sono sentita completamente trasportata in queste dinamiche familiari, che nonostante siano diverse dalla mia realtà, mi hanno permesso di aprire gli occhi verso un rapporto diverso da quello che si instaura tra madre e figlia ma è possibile creare il concetto di famiglia anche con altre persone che non hanno stesso sangue.

Le dame di Grace Adieu e altre storie

Per chi è in cerca di una lettura sofisticata che viene accompagnata da una scrittura narrante molto elegante che ricorda un po’ quelle impostazioni dei romanzi classici, allora suggerisco assolutamente il recupero di questo volume che è composto da varie storie che sono ricche di fantasy e di elementi particolari e molto interessanti.

Le dame di Grace Adieu e altre storie” di Susanna Clarke, a noi già nota grazie ad altri titoli riportati dalla Fazi editore come ‘Piranesi‘ e ‘Jonathan Strange & Il Signor Norrell‘ è una lettura che ci può accompagnare in queste serate un po’ magiche che pian piano ci stanno accompagnando verso un inverno molto freddo.

Con la sua caratteristica prosa che unisce l’ironia vittoriana ai temi classici del folclore britannico, Susanna Clarke tesse le fila di un mondo fantastico dove Storia e magia si intrecciano in maniera prodigiosa e dove il lettore ritroverà alcune vecchie conoscenze provenienti da Jonathan Strange & il signor Norrell.

Le dame di Grace Adieu e altre storie - Clarke Susanna | eBay

Trama:

Molti mortali hanno vagato per le campagne inglesi senza farne più ritorno. Questo perché tra i boschi silenziosi e le verdi colline si celano dei confini invisibili, al di là dei quali il mondo reale si ripiega su dimensioni assai più magiche e ricche di insidie. Lo sanno bene i protagonisti di queste storie, che si ritrovano a interagire con creature impertinenti e maliziose che giocano con la superficie delle cose, scompigliando il buon senso e l’ordine della realtà. Da una vita di campagna solo apparentemente tranquilla fino ai castelli dove è stata scritta la storia dell’Inghilterra, in questi racconti maghi e fate si intromettono nelle esistenze assolutamente comuni di vicari di campagna e fidanzate gelose, ma anche nei destini di figure storiche come Maria di Scozia e il duca di Wellington.

Cosa ne penso?

È raro trovare un libro che riesca a catturare immediatamente tutta l’attenzione di un lettore, ed è come essere trasportati magicamente nel contesto e degli ambienti in cui vengono narrati questi diversi racconti anche accompagnati dalla magia che li caratterizza.

‘Le dame di Grace Adieu e altri racconti’ unisce una visione molto ampia di varie fiabe che danzano spostandosi da elementi magici ad altri con un certo spessore e la cosa più particolare e apprezzabile è che all’interno di questo titolo, possiamo anche assistere a delle illustrazioni che evocano l stile classico del periodo di ambientazione delle fiabe.

Le magnifiche illustrazioni si possono osservare già dalla prima pagina di apertura e le illustrazioni sono di Charles Vess che riesce a trasportarci con la sua mano elegante in un mondo storico e poetico, mentre la traduzione è curata da Paola Merla.

Mentre veniamo accompagnati pagina dopo pagina in queste varie storie, colui che legge si sente un po’ come a casa perché i personaggi sono così dinamici e intraprendenti come se fossero realistici, questa impressione viene data anche grazie alle descrizioni molto approfondite che accompagnano la scrittura di Susanna Clarke.

Susanna Clarke offre una deliziosa raccolta di otto storie ambientate nello stesso mondo incantato del 19° secolo Inghilterra.

Potrei definire questo volume un giusto cocktail di eleganza fiabesca in cui la Clarke riesce a riprodurre una Inghilterra del diciannovesimo secolo con un tocco di femminilità che non distorce i suoi personaggi, ma li muta e li evolve in qualcosa di nuovo.

La scrittura di Clarke si presenta curata, lenta e ben impostata come un gustoso aperitivo prima della portata principale. Un mix che coccola il lettore facendolo addormentare in queste valle magiche e ricche di maghi e fate che sprofondano la coscienza umana in un mondo parallelo.

Non sono una grande fan della raccolta di racconti, ma queste fiabe hanno preso il possesso del mio cuore. Un consiglio che non fa mai male è quello di leggere prima questa raccolta per poi addentrarsi nella mole del volume di ‘Jonathan Strange & il Signor Norrell‘.

Ma quali sono le storie che compongono questa meraviglia?

  • The ladies of Grace Adieu – Le dame di Grace Adieu
  • Lickerish Hill – La collina di Lickerish
  • Mrs Mabb – La signora Mabb
  • Il duca di Welligton e il suo cavallo
  • Mr Simonelli or The fairy Widower – Il signor Simonelli e il vedovo fatato
  • Tom Brightwind or how the fairy Bridge was built at thoresby – Tom Brightwind o come fu costruito il ponte fatato di Thoresby
  • Antickes and Frets – Ricami e ricami
  • John Uskglass and the Cumbrian Charcoal Burner – John Uskglass e il carbonaio di Cumberland

l’uno dall’altro

Siete in cerca di un inebriante thriller che vi faccia compagnia in queste serate autunnali? Una delle ultime uscite Fazi Editore che vi consiglio di recuperare è certamente ‘L’uno dall’altro‘ di Philip Kerr. Una storia con una narrazione sorprendente e scorrevole che vi farà appassionare alle indagini di Bernie Gunther in pochi istanti!

Dall’autore della trilogia berlinese, proseguono le imperdibili indagini di Bernie Gunther con una nuova avventura del detective più scorretto di sempre.

La scheda di acquisto direttamente dal sito Fazi Editore.

Trama:

È il 1949, Gunther vive a Dachau e gestisce l’hotel della moglie, dove però nessuno mette mai piede. La donna è da tempo ricoverata in una clinica e lui è sempre più convinto di vendere la struttura e riprendere l’attività di investigatore. L’occasione perfetta gli si presenta a Monaco di Baviera: sommersa dal caos della sconfitta, la città pullula di affari sporchi, avidità dilagante, criminali di guerra in fuga e colpi bassi di ogni genere. Un luogo dove un investigatore privato può trovare tante opportunità di lavoro non del tutto rispettabili: ripulire il passato nazista della gente del posto, favorire i latitanti nella fuga all’estero, risolvere le rivalità tra malviventi… Finché una donna non si presenta nel suo ufficio: suo marito è scomparso. Trattandosi di un ricercato che dirigeva uno dei lager più feroci della Polonia, non vuole ricongiungersi con lui, ma solo assicurarsi che sia morto. Un lavoro abbastanza semplice. Ma nella Germania del dopoguerra nulla è semplice: accettando il caso, Bernie affronta molto più di quanto si aspettasse, e presto si ritrova in pericolo, circondato da sciacalli, in un paese sconfitto e diviso, dove è difficile distinguere gli amici dai nemici, gli uni dagli altri…

Cosa ne penso?

L’uno dall’altro’ è un brillante romanzo di indagini che percorre la crisi di una Germania del dopoguerra con le sue pieghe nella società. Un tratto malinconico nonché anche struggente della società di una Berlino del 1949 che sorprende pagina dopo pagina.

“L’uno dall’altro” è il sequel post-trilogia relativa le indagini di Bernie Gunter, ma la bellezza di questo volume unico è che lo si può leggere anche senza il recupero degli antecedenti.

La narrazione piena di suspance e di momenti aggressivi, ci accompagna in ricerche e in scoperte sorprendenti che percorrono l’attività di indagine di Bernie Gunther.

Gunther decide di vendere l’albergo di sua moglie, dove lavorava durante la sua vita quotidiana e pian piano ritorna a prendere le redini della sua attività di investigatore privato specializzato nella scomparsa delle persone. La sua prima cliente è una donna che desidera accertarsi che il suo marito, ex ufficiale delle SS, sia davvero morto in quanto l’uomo pare scomparso dalla fine della guerra, probabilmente ucciso, ma qualcuno pare l’abbia avvistato a Salisburgo.

Tra sgradevoli incontri e nuove rivelazioni, non mancano anche la presenza di vicende storiche che arricchiscono sempre di più le pagine di questo noir rendendolo fresco e dinamico.

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La rappresentanza di una Berlino spaccata in più fazioni, i patriotti e coloro che invocano la forza della razza. Un mix inebriante di politica, affari loschi e di misteri che è importanti. I personaggi sono tutti meravigliosi ed enigmatici, impossibile non apprezzarli.

Philip Kerr riesce a riprodurre un romanzo con grinta caratterizzato da personaggi, problematiche reali e finzione. Una mano che riesce a creare una storia poliziesca con un filo investigativo oscuro e introspettivo.

Una giornata cominciata male

State cercando per quest’estate un romanzo che vi faccia letteralmente incollare sulle sue pagine e che la lettura sia scorrevole, emozionante, intraprendente e fresco di novità che vi faccia anche ragionare su alcuni concetti della società moderna che sono davvero importanti in ambito legale? Certamente questa recensione allora fa il caso vostro perché stiamo parlando del nuovo romanzo uscito dalla Fazi Editore intitolato “Una giornata cominciata male” di Michele Navarra.

Trama:

Durante una sera d’agosto sferzata da un nubifragio estivo, l’imprenditore romano Federico Santini guida a tutta velocità verso l’Argentario per raggiungere Claudia, la sua ultima conquista, mentre rimugina sull’ennesima questione legale in cui lo sta trascinando la sua ex moglie. Tra distrazione ed eccesso di velocità, l’auto di Santini travolge un ciclista. Non sembra esserci nessuno nei paraggi, e l’uomo, incurante dell’accaduto, riprende la sua corsa.
Nel giro di pochi giorni, però, tutto precipita. La mattina di Ferragosto, Santini si risveglia con la mente confusa e la memoria offuscata in un luogo che non conosce. Non riesce a ricordare nulla della notte precedente e, mentre decide di cercare Claudia nella speranza di scoprire cos’è accaduto, si trova invischiato nelle indagini su un terribile omicidio. Sarà l’avvocato Gordiani ad accettare di aiutare Santini, provando a districare la matassa e a ricostruire i fatti avvenuti a Ferragosto. Insieme alla sua abile quanto affascinante collaboratrice, l’avvocato trascorrerà le calde giornate d’estate tra Roma e l’Argentario, tra yacht ormeggiati nei porticcioli e suggestivi scorci del paesaggio toscano, cercando di farsi strada verso la verità e, possibilmente, verso la giustizia.

Cosa ne penso?

Ci troviamo di fronte a un titolo davvero meraviglioso, una lettura che si ambienta nelle circostanze di omicidi, truffe, e tanto altro nell’ambito penale. Un romanzo tutta l’italiana che si ambienta nelle nostre calde giornate d’estate di Roma e Argentario con dei personaggi davvero sorprendenti e soprattutto ci danno un panorama di cosa succede quando si va in causa e soprattutto dei vari ragionamenti che un avvocato o un giudice possono fare.

Una giornata cominciata male” non è semplicemente un thriller legale che si concentra sulla storia in sé che ha un protagonista un po’ egocentrico è particolare, che riesce sempre a scamparla nelle situazioni più difficili. Ma parliamo di un titolo che mette in dubbio il concetto di giustizia e legge, perché non sempre questi due concetti vanno di pari passo e non sempre sono uno analogo all’altro.

Esattamente qual è la definizione di giustizia o qual è la definizione di legge? Il nostro avvocato cerca di concentrarsi sulle soluzioni più importanti per far uscire il suo cliente dalle situazioni più particolari e riesce effettivamente nel suo compito ma riesce anche a mettere in dubbio ciò che sono i principi della nostra società.

Durante la lettura verrete catapultati all’interno di un processo, con le sue analogie, con le sue eccezioni, con le sue complicanze. Queste circostanze non annoieremo mai il lettore perché si troverà pagina dopo pagina ad essere sorpreso dalle 1000 novità e soprattutto dagli eventi che si evolvono.

Legge e Giustizia

spesso quando pensiamo a questi due concetti andiamo a dedurre in automatico che siano due termini che si accompagnano verso la strada della positività all’interno di una società, spesso perché noi stessi cittadini ci affianchiamo al concetto di legge e di autorità che devono garantire la giustizia per ciascun caso. Ma cosa succede esattamente se nonostante ci sia una legge questa comunque non riesca a garantire la giustizia?

Ci sono delle situazioni in cui all’interno di un caso bisogna necessariamente presentare in tribunale o davanti al giudice comunque delle prove, prove che devono garantire che il proprio cliente venga assolto dalle accuse, ma spesso le prove possono non garantire la giustizia, e questo romanzo fa aprire davvero tanto gli occhi su questo concetto.

L’imprenditore Federico Santini è davvero un personaggio tutto da scoprire proprio per il suo essere così egocentrico e fuori dalla norma, possiamo confermare tra noi che sicuramente è uno di quei soggetti che farebbe saltare i nervi a chiunque. Combina un guaio uno dopo l’altro.

Michele Navarra riesce a trasportarti in un mondo ricco di emozioni per quanto siano complesse e soprattutto la sua scrittura riesce ad accompagnare in maniera ottimale la lettura, ha una metodologia di scrittura molto fluida, ricca e molto calzante.

I personaggi sono tutti ben definiti, ciascuno con il proprio carattere per quanto possa essere particolare, ciascuno con i propri pensieri e le proprie motivazioni. Ti senti catapultato davvero come se stessi guardando un film, un film che abbia per oggetto la particolarità della società e della legge italiana.

“La giustizia, quella giustizia di cui lei parla, signor Santini, non esiste, non è di questo mondo…Esiste la legge, che è fatta dagli uomini ed è un qualcosa di estremamente imperfetto…” 

Sabriel – Garth Nix

Siete in cerca di un ricco fantasy autoconclusivo, ma vi faccia viaggiare in luoghi lontani e oscuri?

Allora Sabriel di Garth Nix fa al caso vostro, edito dalla Fazi Editore.

Incluso nella lista di «Time» dei migliori cento libri young adult di sempre, Sabriel è uno straordinario viaggio di formazione in un mondo pieno di magia e mistero, dove le forze magiche circolano libere e il confine tra la vita e la morte è sempre più labile.

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Trama:

Garth Nix, stella del firmamento della letteratura fantasy, torna in libreria con Sabriel, il primo capitolo della trilogia del Vecchio Regno: ormai un grande classico.

Sabriel studia in un prestigioso college per sole ragazze non lontano dal Muro che divide il territorio di Ancelstierre dal magico e pericoloso Vecchio Regno, dove suo padre ricopre la carica di Abhorsen, il protettore che ha il compito di impedire ai morti di tornare nel mondo dei vivi. Da quando la famiglia reale è decaduta, i morti sono diventati sempre più forti e intrepidi, minacciando di sopraffare l’intero regno. Quando il padre di Sabriel viene imprigionato nel mondo della Morte da una pericolosa creatura, la ragazza si mette in viaggio per salvarlo. Lungo la strada, troverà come compagni di viaggio Mogget, un antico spirito costretto nella forma di un gatto bianco, e il giovane mago Touchstone, che verrà liberato da un incantesimo durato decenni ma rimarrà intrappolato sotto il peso di dolorosi ricordi. Ogni passo nelle profondità del Vecchio Regno li avvicinerà a minacce mai viste prima, che costringeranno Sabriel ad affrontare il proprio destino in una battaglia con le vere forze della vita e della morte. Chi proteggerà i vivi quando i morti torneranno?

Cosa ne penso?

L’arma potente di Garth Nix è la realizzazione di ambienti particolari che fanno immergere il lettore in tempi lontani e in mondi pieni di ombre e magie.

Sabriel è un fantasy da non perdere, se siete in cerca di qualcosa che possa catturare la vostra attenzione e ridere, contemporaneamente, per le battute comiche che vengono scambiate tra i personaggi.

Sabriel è una ragazza di diciotto anni che si ritrova con un grande potere fra le mani. Viene inseguita da temibili nemici e la sua vita e le difficoltà che dovrà affrontare non saranno semplici.

All’inizio pensavo che fosse il classico fantasy che ripeteva delle nobili gesta di una ragazza troppo sempliciotta che potesse sconfiggere qualsiasi male, ma man mano che ci si addentra nella lettura in realtà si viene travolti dalla amarezza dei sentimenti della ragazza e dalle difficoltà di prendere la decisione giusta nei momenti di sconforto e difficoltà.

E’ una ragazza forte e determinata, con la testa sulle spalle ed è intelligente. Nonostante la sua inesperienza e il grande carico che gli è stato tramandato da suo padre, cerca di gestire i nemici e i suoi obiettivi in maniera sorprendente.

Sabriel e suo padre hanno un marchio di magia particolare e potente perché possono comunicare con i morti e i dannati dell’Antico Regno. Solo loro possono affrontare queste creature e rimandarle alle porte della morte.

Tutto cambia durante il primo semestre della scuola di Sabriel, in quanto suo padre, l’Abhorsen, scompare e Sabriel viene involontariamente promossa all’Abhorson. Albhorsen è un titolo, un marchio, un segno identificativo.

Nonostante la grande maestria di scrittura, che non stanca mai l’occhio a continuare a leggere e la grande presa fino a metà libro… ho notato un calo.

Un sottotono di ambientazione ed eventi che si sono tramutati in evoluzioni troppo veloci che mi hanno fatto chiedere “questa cosa quando è successa?

Se non fosse per queste particolarità, avrei promosso il libro ad ottimi voti.

Padri

Se siete in cerca di un romanzo che vi tenga sulle spine e che vi tenga compagnia in queste sere in cui si sta avvicinando l’estate, volete leggere qualcosa di particolare e di diverso, qualcosa di profondo e che mi trasmette delle emozioni allora continuate a leggere questa recensione.

Padri” di Giorgia Tribuiani edito dalla Fazi Editore, è una scoperta da non farsi sfuggire.

Trama:

È un pomeriggio di primavera quando, con lo stesso corpo e la stessa età del giorno della propria morte, Diego Valli risorge. Si risveglia sul pianerottolo di quello che era stato il suo appartamento, tira fuori le chiavi, prova a infilarle nella serratura ma si trova faccia a faccia con il figlio Oscar, lasciato bambino e invecchiato ormai di oltre quarant’anni. Da qui, ha inizio una vicenda di riconciliazioni e distacchi, una storia intensa e sincera sul rapporto tra padri e figli e sulla necessità del perdono.
Una volta riconosciuto il padre, Oscar affronta il comprensibile straniamento aggrappandosi alle incombenze della quotidianità, mentre Clara, sua moglie, non crede al miracolo e si oppone all’idea di ospitare in casa uno sconosciuto. A complicare le cose, si aggiunge l’arrivo di Gaia, la figlia della coppia, che torna nella città natale per trascorrere le vacanze. Di nascosto dalla madre, che è spesso via per lavoro, Gaia finalmente ha l’occasione di conoscere suo nonno: un uomo profondo, amante della musica, più simile a lei di quanto sia mai stato suo padre. Oscar, al contrario, scoprirà aspetti di Diego che non pensava gli appartenessero.
Dopo il perturbante e vertiginoso Blu, Giorgia Tribuiani torna con un romanzo dalla prosa tesa e accattivante che si appunta su una storia a tre voci di rabbia e dolore, parole non dette e seconde occasioni. Una riflessione sulla famiglia dalla trama originale in bilico tra realtà e impossibile per un’autrice che, come poche, sa scavare nell’animo umano per far emergere il rimosso e stimolare la comprensione con uno stile personale notevole e a tratti sorprendente.

«Padri testimonia come in minime storie possono rivelarsi spazi immensi. Un libro d’amore in senso largo, come accettazione e accoglienza dell’altro, quindi comprensione dell’umano al di là del proprio perimetro individuale. Certo c’è anche di più: la voce del perdono, la generosità di offrire sempre altre occasioni di fronte alla mancanza, all’assenza, ai sempre possibili errori che accompagnano i giorni che ci sono dati. Alla fine, verrebbe solo da dire, da parte di chi scrive come di chi legge: non è niente, è la vita soltanto».
Remo Rapino

Cosa ne penso?

Una volta che si inizia questo romanzo è impossibile fermarsi, ogni parola ti porta a leggere quella successiva fino a terminare il libro.

Sicuramente è una storia molto suggestiva, tra l’altro parla di un salto temporale molto particolare e dei personaggi che con il loro carattere così spontaneo e loro pensieri così reali, vi faranno venire i brividi.

Parla di occasioni perse, di occasioni recuperate, di opportunità nuove e di conoscenze da non abbandonare. Difficoltà che ci potrebbe essere di fronte ad una perdita per poi essere catapultati in una realtà in cui quella perdita appartenente a passato, di quel corpo che prima giaceva in una bara e adesso è vivo e vegeto di fronte a te e ti sta salutando.

Spiegato in questa maniera molto superficiale penserete che in realtà questo romanzo rientra particolarmente del genere thriller e non in una narrativa, ma è qui che vi state sbagliando.

In realtà è semplicemente una riflessione inerente alle relazioni che intercorrono all’interno della famiglia, tra madre e padre, tra madre e figlia, tra figlia e padre, tra padre e padre. Un romanzo che si alterna fra impossibilità in realtà, tra illusione e pazzia, tra opportunità e fragilità.

La scrittrice realizza una narrazione molto veloci, non si sofferma in realtà molto sui particolari o sugli ambienti circostanti ma cerca di affrontare questa tematica e questa storia in maniera molto confidenziale con il lettore.

Infatti non troverete dei simboli che annunceranno una conversazione, ma troverete un testo compatto che scorre velocemente, che i vostri pensieri iniziano essere coordinati in simbiosi con la lettura che state affrontando.

I personaggi sono sempre in cerca del contatto, dell’amore, di sentimenti puri e reali che non vengono distinti e combinati con i sogni. Cercano qualcosa di concreto a cui acchiapparsi e affidarsi.

Il tutto nasce con una classica famiglia composta da madre, padre e una figlia universitaria che ogni tanto decide di tornare a casa a fare compagnia ai suoi genitori. Un giorno però, sentiranno bussare alla porta e una volta aperta, si trovarono di fronte un signore che ha lo sguardo confuso, convinto che quell’appartamento fosse la sua abitazione per poi scoprire che in realtà non è così.

Si potrebbe pensare che sia un ubriacone, già qualcuno che sta giocando un brutto scherzo ma osservandolo bene quell’uomo davanti alla porta è Diego Valli, il papà di Oscar, deceduto parecchi anni prima quando Oscar aveva solamente otto anni.

“Padri” incalza perfettamente il rapporto morboso, classico, pieno di fragilità e di emozioni particolari struggenti che possono vivere all’interno di una famiglia. Le difficoltà, i litigi, le verità.

Questo titolo lo consiglio per chi vuole approfondire la tematica della famiglia, dei rapporti che intercorrono tra un soggetto all’altro, delle verità nascoste o delle verità che pensiamo di conoscere.

Lontananza

In questo articolo blog vi parlerò con il cuore di un titolo che mi ha completamente catturato sotto molti punti di vista. La fragilità e la forza d’animo che emana Vigdis Hjorth con le sue parole, riesce a farvi immergere nella profondità dell’adolescenza e dei problemi con sé stessi e con i propri genitori.

lontananza

Trama:

Dopo Eredità, che ha reso celebre l’autrice a livello internazionale, torna Vigdis Hjorth con il suo ultimo romanzo: una nuova storia di famiglia in cui le bugie, i silenzi e i segreti si sciolgono lentamente sotto il flebile sole norvegese dopo decenni di gelo.

Johanna torna in Norvegia dopo trent’anni di assenza e, rompendo il divieto di contattare la famiglia, telefona alla madre, che ormai ha ottantacinque anni ed è vedova. Nessuna risposta. Per i suoi parenti Johanna non esiste più: è morta quando, appena sposata, studentessa di Legge per volere del padre avvocato, ha mollato tutto per diventare pittrice e si è trasferita nello Utah con il suo professore d’arte, con cui ha avuto un figlio. Johanna ormai è un’artista piuttosto quotata, ma persino i soggetti dei suoi quadri scatenano l’ira dei familiari, che in essi vedono una denigrazione ulteriore nei loro confronti, soprattutto per il modo in cui viene raffigurata la madre. Sono tanti gli argomenti rimasti insoluti che hanno condizionato Johanna nella sua vita di figlia, di donna, di artista e di madre: nella sua mente affiorano antichi ricordi di una donna all’apparenza leggera, spensierata, bellissima, ma quando riesce finalmente a spiegarsi alcuni episodi sconcertanti di cui è stata spettatrice, capisce che la madre non faceva che nascondersi dietro una corazza di convenzioni. Finché il lunghissimo silenzio fra le due donne si spezzerà in maniera violenta in un ultimo, spietato confronto.

Cosa ne penso?

Lontananza è un romanzo verso se stessi.

La lettura di questo romanzo si concentra nella narrazione di sentimenti ed emozioni di vita di una donna che dopo aver passato la sua intera esistenza ad aver perso piccole parti di sé stessa relative alla sua connessione con la figura materna e paterna che hanno comportato una grande evoluzione del suo essere, se riesci a percepire per tutta l’andamento della scrittura come le percezioni e riescono a uscire fuori ed entrare nel cuore del lettore.

Ti trovi in poco tempo, catapultato in un romanzo che tiene sulle spine, romanzo pieno di pensieri ed emozioni negative e che si sviluppano piano piano insieme al passare del tempo e alla crescita della protagonista.un distacco dei classici valori acquistiamo abituati dar conto, come se non andate accordo con un familiare fosse una cosa sbagliata, un concetto che è impossibile accettare.

Un romanzo dalle corde dolci e amare.

Un romanzo dalle spine velenose.

E’ una valanga di agitazione. E’ una connessione verso l’anima.

La protagonista, tra quelle pagine di diario, cerca di trovare indizi per sé stessa e per comprendere se alla fine della sua esistenza, il rapporto con la madre e la sorella può essere risanato. La sua arte urla resistenza, urla rancore, urla tante di quelle emozioni che chi le osserva si sente offeso.

La prospettiva del narratore è quella di Johanna e lei cerca di indovinare, tra un pensiero e l’altro, cosa fa la sua famiglia, cosa pensano e se sua sorella e sua madre la pensano. Non incontra sua madre da 30 anni ma ora Johanna vuole parlare con sua madre, ma sua sorella è contraria. 

Johanna ha fatto delle scelte che l’hanno allontanata dalla famiglia.
Non è diventata moglie di un avvocato come sua madre, e non è diventata una figlia obbediente come la sorella.

Lontananza riesce a mostrare la parte più dolorosa dei sentimenti, la parte più illusoria dei pensieri.

“Chissà cosa sta facendo mentre è distesa sul suo letto e guarda il soffitto” . Pensieri confusi, pensieri destinati all’esistenza che per tempo ha soffocato il suo io.

Il rincorrere pensiero dopo pensiero qualcuno che ti ha eliminato dal cuore. Percorrere il dolore di una infanzia marcia, di una infanzia andata in fumo. Dove il tuo io, non è davvero tuo ma di qualcun altro perché se non sei come vogliono loro allora non puoi essere nessuno.

Testa bacata” ti senti dire tra i sussurri delle urla e poi ti convinci davvero. Ami l’arte ma loro ti dicono che sia sbagliata, ti fai trascinare dalle volontà altrui e poi… poi ritrovi la luce, ritrovi te stessa ma agli altri non vanno bene, non importa se siano la tua mamma e il tuo papà, a loro non va bene se non segui i loro obblighi, e non consigli.

Fino all’ultima pagina, tu lettore, non saprai mai dove Vigdis Hjorth con questa storia voglia portarti. E’ un mistero, il mistero dei misteri.

Tu sei lì, inerte, a leggere pagina dopo pagina dei sentimenti non tuoi ma che in alcuni pezzi sono stati assorbiti dalla tua anima.

Sei lì a leggere del dolore altrui, di un’altra persona, di un’altra vita e non puoi far niente. A volte ti verrà voglia di urlare e chiedere alla protagonista ‘che diamine stai facendo?’, altre volte vorresti chiudere il libro e imprecare dicendo ‘No, non è possibile’, ma queste realtà esistono.

Esistono realtà rotte da piccole parole che diventano grandi fino ad essere addii.

Un racconto che narra della frattura tra una madre e una figlia, un dolore e un rancore che neanche il tempo è riuscito a sanare. Non sempre il detto ‘il tempo cura le ferite’ può risultare efficace.

Servo e Serva

La vita domestica di Horace Lamb: insensibile, spilorcio, tiranno, è l’unico a ignorare la passione segreta tra sua moglie e il cugino. Patrimoni e matrimoni, tradimenti e crudeltà quotidiane: il meglio di Ivy Compton-Burnett in un romanzo che lei stessa considerava il suo preferito, insieme a Il capofamiglia.

Fazi Editore ha portato in Italia un titolo davvero particolare: Servo e Serva.

servo e serva

Trama:

Il pater familias Horace Lamb, nobile tirannico, sadico e avaro, trascorre le giornate vessando la servitù e i numerosi figli (ma non la consorte: fra i due è lei quella ricca). Insieme a lui e alla moglie Charlotte vive il cugino Mortimer, uomo al contrario molto pacifico, che non si è mai sposato, è nullatenente ed è segretamente innamorato di Charlotte, la quale altrettanto segretamente lo ricambia. Quando la donna parte per un lungo viaggio in America l’equilibrio della casa traballa: il nuovo precettore dei bambini, Gideon, la sua opprimente madre Gertrude e la remissiva sorella Magdalen entrano con prepotenza nelle dinamiche familiari e rimescolano le carte in tavola… E nel consueto gioco di sotterfugi, cattiverie e dialoghi avvelenati che come sempre domina le pagine di Compton-Burnett, la servitù si riserva questa volta un ruolo di rilievo, conquistando a poco a poco la scena e assurgendo al ruolo di irriverente protagonista.
Patrimoni e matrimoni, tradimenti e crudeltà quotidiane: Ivy Compton-Burnett al suo meglio, in un romanzo che, insieme a Il capofamiglia, lei stessa considerava il suo preferito.

Cosa ne penso?

Ci troviamo in un romanzo che ci fa tuffare in una Inghilterra dell’800 non lontana dai nostri problemi moderni d’amore, in una famiglia borghese dove gli intrighi e le delusioni sono nascosti tra le parole, tra la tirannia del padre e l’amore nascosto dalla moglie.

Questo romanzo non si sviluppa come un classico romanzo a cui tutti siamo abituati, in cui l’ambientazione si sviluppa ma mano che i protagonisti pongono in essere le proprie azioni.

È un romanzo che si affaccia come se fosse un’opera teatrale infatti la caratteristica principale di questo titolo è il fatto che non è una narrazione in terza persona ma tutto si basa sulle conversazioni che avvengono tra i protagonisti. Non è un romanzo che butta all’interno della sua storia tanti personaggi, ma rimane lineare sempre sugli stessi e tutte le vicende che si presentano in tale storia tra misteri e amori nascosti, avvolge dal più piccolo personaggio a quello principale.

Una lettura veloce che riesce ad appassionare il lettore perché la metodologia di scrittura dell’autrice britannica certamente permette di cullarsi su un caldo divano e godersi tutto il pomeriggio intero in compagnia di Servo e Serva.

Ho letto queste poco più di 300 pagine in una notte sola e posso dire che ad ogni personaggio, nella sua moltitudine, mi sono veramente affezionata. Nonostante si vada a parlare di tirannia del padre nei confronti dei figli e che abbia rovinato la loro giovane infanzia per poi riuscirsi a riprendere, ma non viene perdonato… ho compreso che aldilà di tutto e dei suoi comportamenti un po’ tossici, mi sono affezionata anche al suo personaggio, d’altro lato abbiamo la pugnalata che riceve dalla moglie in quanto tra intrighi e dolori ha un amore segreto con il cugino del marito.

Tra dialoghi divertenti, con battute dirette e molto vivaci, troviamo anche le figure dei servi che ma mano nella storia prendere una posizione prioritaria tanto da diventare il nucleo in cui si svolge il romanzo. Non rimangono al margine, diventano l’essenza della evoluzione della storia.

Burnett si è dedicata al nucleo essenziale di una famiglia, ai dispetti, alla evoluzione dei pensieri e dei sentimenti, all’evoluzione anche dell’essere umano e del concetto da tirannia a una sorta di flessibilità verso le scelte dell’altro.

Quello che più mi ha affascinato è proprio la privazione dell’ambiente, la fragilità su cui si costituisce la tematica oggetto della storia e la dinamicità delle conversazioni che ti fanno rispecchiare e ad entrare come se tu stesso fosse un personaggio della vicenda.

Ovviamente è un grande posto ce l’ha anche la traduzione che fatta in maniera eccellente, senza sbavature e senza frasi che non abbiano un senso compiuto.