Il buio oltre la finestra triangolare

State cercando una storia piena di mistero ed elementi paranormali come fantasmi, maledizioni e tantissime vicende assolutamente da non perdere?

Allora vi suggerisco “Il buio oltre la finestra triangolare“, e oggi vi parlerò del volume quattro in uscita a Maggio!

Trama:

Tra cacciatori di fantasmi e fattucchiere liceali, i mestieri dei protagonisti di “Il buio oltre la finestra triangolare” sono tutt’altro che rassicuranti. Il mistero si fa sempre più fitto sulle maledizioni lanciate da Erika Hiura, ma Mikado e Hiyakawa hanno delle doti sovrannaturali che combinate insieme valgono più dell’intera sezione omicidi di Scotland Yard! 

Cosa ne penso?

Il quarto volume si presenta con una alternatività tra due colori il verde e il giallo.

I due investigatori si troveranno nuovamente di fronte a degli eventi in cui ci sono delle maledizioni da scoprire e da eliminare, facendoli sprofondare nell’abisso.

Un nuovo volume con tantissime storie che attraggono la curiosità del lettore, si osserva una maggiore relazione tra i due esorcisti, nuovi casi di maledizioni che danno l’incipit per la evoluzione della storia ma il finale è davvero molto maestoso in quanto riesce a catturare totalmente l’attenzione.

I protagonisti tra scene equivoche e molta ironia, riescono a smuovere la rigidezza dell’atmosfera. Tra maledizioni e paure, non è semplice riuscire a creare la durezza dell’animo dei personaggi, ma Mikado e Hiyakawa iniziano a comprendersi l’un l’altro.

Nuovi personaggi entrano in scena e si intrecciano con gli eventi misteriosi, il profilo di Erika viene maggiormente scoperto dandoci possibilità di sbirciare nelle sue piccole difficoltà, Mikado comprende di essere ‘legato’ da un filo e inizia ad elaborare dei pensieri e si troverà ad arrabbiarsi con il suo collega di lavoro.

Il volume 4 possiamo definirlo un volume di transito verso la prossima uscita, infatti non sarà ricco di eventi ma butta le fondamenta su nuovi intrecci.
La Magic press ha eliminato dalla copertina del quarto volume la patina luminosa che caratterizzava la illustrazione della mano invisibile, nonostante questo il volume è più flessibile rispetto ai precedenti.

Bill di Helen Humphreys

Se siete alla ricerca di un titolo che possa tenere incollato le pagine, sorprendervi pagina dopo pagina, catturare tutta la vostra attenzione per un pomeriggio intero e farvi enfatizzare con il personaggio e sorprendere e conoscere nuove curiosità e vicende veramente esistite allora dovete leggere soprattutto questo titolo Bill.

Bill” di Helen Hunphereys libro pubblicato dalla casa editrice Playground nel 2020.

Bill

La scrittura di questo romanzo è davvero sorprendente, perché nella maniera più semplice e più vicina al lettore come se fosse una sorta di confidenza o di una lettera, va a trattare di una notizia davvero scioccante e tra l’altro reale che è successa nel 1947 in Canada.

Cosa ne penso?

Siamo di fronte ad un romanzo che tra follia, psicologia, omicidi e anche poesia narra di due personaggi davvero interessanti sotto punti diversi ma sostanzialmente connessi.

Ci sono state due frasi all’interno del romanzo che mi hanno fatto comprendere l’aspetto più profondo del protagonista, un ragazzo che in adolescenza assistito ad un omicidio da parte di un uomo per cui provava ammirazione, affetto o anche un amore ossessivo e ne è rimasto anche in età adulta quasi assorbito, come se questa persona per cui provava l’affetto forse il punto centrale della sua stessa vita, come se fosse l’universo.

“Mi manca Bill, mi manca quel pezzo del mio passato in cui ci conoscevamo e ci appartenevamo. E mi manca il futuro che non avevo mai avuto.mi manca la possibilità reale di un lieto fine.mi manca l’invenzione di una macchina che trasforma un’azione sbagliata in pensiero, la rabbia in amore.”

Una vittima che ammira il suo carnefice, una vittima che è affezionata al suo carnefice, una vittima che sogna un futuro da condividere con il suo carnefice.

In realtà questo carnefice viene individuato da Leonard come suo salvatore, come se fosse un eroe è presentato e non giornata nuvolosa che lo abbia liberato da qualsiasi ostacolo che si presentasse nella sua vita.

Leonard Flint è un bambino che viene bullizzato a scuola, viene maltrattato dal padre in casa e vive una vita piena di dolore, ma la sua unica luce è Bill soprannominato Zampe di coniglio.

Bill è un uomo solitario, un uomo che si è distaccato dalla connessione con gli altri uomini, un uomo che lavora e lavora e si dedica attentamente a quel povero ragazzo che gli sta sempre fra i piedi.

Siamo di fronte a una storia che prende di petto un omicidio, un omicidio commesso alla luce del giorno con una tranquillità è una serenità che ti fa venire i brividi.

Un omicidio che viene commesso e l’unica scusante è “se l’è cercata”.

Un omicidio che porterà a comprendere la connessione tra i due personaggi.

Dopo che Bill affrontato il suo giudizio e la sua condanna, è rimasto per anni nel carcere per poi piombare una casa psichiatrica incontrerà qualcuno del suo passato, ma la sua memoria non lo aiuterà a ricordare.

Leonard Flint dopo aver studiato per anni medicina ed essere diventato un brillante psichiatra, va a lavorare nell’Istituto di gene mentale in Canada. Le aspettative del suo lavoro e le ansie erano davvero tante, la responsabilità che cadeva sulle sue spalle assorbiva tutte le sue energie, ma nella nube di responsabilità e di paure di sbagliare nel suo lavoro, Leonard incontra Bill.

Inizia l’ossessione di Leonardo e nei confronti dell’uomo del suo passato, una ossessione che porterà lo stesso ragazzo a sbagliare tante volte sia nel suo ambito lavorativo, ma anche nei rapporti con i suoi colleghi. Degli errori, degli sbagli, delle azioni che involontariamente il giovane psichiatra ha commesso e come se tutto il suo essere fosse stato influenzato indirettamente da quell’uomo del suo passato per cui provava e provo ancora tanta ammirazione.

Un andamento veloce della storia, un dolore che si trascina dall’adolescenza fino all’età adulta, una mancanza che senti nelle mani, una mancanza che ti penetra nel pensiero.

Tutto questo è quello che Leonard trova, giorno dopo giorno quando vede Bill nel box in cui lavora. Il lavoro di psichiatra inizia diventare una realtà lontana, lo stesso Leonard dopo un grosso sbaglio che ha comportato la fine della sua attività, si trova a essere da Dottore a paziente per la terapia.

Un romanzo sorprendente, un romanzo che alla sua fine vi lascerà il cuore pieno di pensieri e di brividi.

Cara Rose Gold

Oggi finalmente torno con un libro edito dalla Fazi editore intitolato Cara Rose Gold. Un romanzo davvero avvincente rientrante nel genere thriller, ma ritengo che c’è molto di più. Nonostante sia una lettura molto soft, con una scrittura molto delicata e alla portata di tutti, si riescono a trattare sotto molte sfumature e punto di vista, tematiche non semplici da gestire e neanche da parlare.

Viene enunciato il rapporto morboso ossessivo fra una madre e una figlia, il senso di egocentrismo e la volontà che qualcuno si preoccupi per noi stessi, sentirsi importanti e sentirsi non soddisfatti di quello che si ha.

Trama:

Una madre che non dimentica. Una figlia che non perdona. Un gioco molto pericoloso.
Durante i primi diciotto anni della sua vita, Rose Gold Watts ha creduto di essere gravemente malata: era allergica a qualsiasi cosa, era costretta a portare una parrucca, si spostava utilizzando una sedia a rotelle. Nonostante il sostegno della piccola comunità di Deadwick, che ha organizzato raccolte fondi e offerto spalle su cui piangere, nonostante tutti i medici consultati, gli esami effettuati e gli interventi subiti, nessuno è mai riuscito a capire cosa non andasse in lei. Fino al terribile giorno in cui è emersa la verità più spaventosa: era tutta una messinscena architettata dalla madre.
Dopo aver scontato cinque anni di prigione per abuso di minore, Patty Watts non ha un posto dove andare e implora sua figlia di accoglierla. I vicini non l’hanno perdonata e sono scioccati quando Rose Gold accetta.
Patty insiste, non vuole altro che una riconciliazione, ha perdonato la sua piccola cara che l’ha tradita testimoniando al processo contro di lei. Ma la ragazza conosce sua madre: Patty Watts non è una che lascia correre. Sfortunatamente per lei, Rose Gold non è più una bambina indifesa, ed è da molto tempo che aspetta questo momento… È l’ora della resa dei conti: sarà un duello spietato, combattuto a colpi di bugie e condotto da due abilissime manipolatrici.

Cosa ne penso?

Non bisogna soffermarsi solo su quello che si riesce a percepire leggendo la trama, bensì bisogna andare oltre. Questo libro va a toccare tantissime tematiche molto pesanti con una scrittura davvero morbida che permette al lettore di non annoiarsi e riuscire a godere appieno tutto il racconto. Non ci sono momenti noiosi, non ci sono momenti in cui lettore vorrebbe mollare la storia perché ogni personaggio è veramente caratterizzato molto bene e gli eventi si incastrano l’un con l’altro in maniera armoniosa.

Ritengo più che altro, che già da poco dopo la metà del libro, si riesce a percepire il finale anche se ammetto che le ultime pagine mi hanno lasciato veramente con un grande pensiero, ossia mi ha permesso di realizzare un mio proprio finale e mi ha permesso di mettermi sia nei panni della madre, sia nei panni della nostra protagonista.

Cosa possiamo trovare in questo libro?

Sicuramente riusciamo a incontrare un rapporto molto morboso e ossessivo tra una mamma che ama in maniera incondizionata alla propria figlia, nonostante abbia alle spalle un passato pieno di ferite e di abusi, dall’altro lato abbiamo una figlia che all’inizio sembra essere una vittima e che per tutta la sua vita si trova essere distane dagli amici, dalla famiglia e soprattutto è soggetta a discriminazioni e anch’essa ad abusi.

Una figlia che cerca tutte per tutto di risanare un rapporto con il proprio padre, andando anche a enunciare bugie affinché il suo obiettivo sia raggiunto.

Una madre che passa anni in carcere e viene discriminata dall’intera società perché viene vista come una madre abusiva della propria figlia, una madre indegna di essere chiamata come tale.

Dunque sotto questo punto di vista possiamo notare come viene anche enunciato una problematica che è presente anche nella nostra società ossia una persona quando sbaglia e passa degli anni in carcere, quando viene rilasciata sulla sua testa sarà sempre scritto: sono stato in carcere, e questo non permette in realtà che il carcerato rientri in maniera abituale all’interno della società ed è come se fosse condannato a vita.

Incontreremo anche la sindrome di sindrome di Münchausen per procura.

Esattamente che cos’è questa sindrome? All’interno del libro, troveremo molti momenti in cui si riuscirà a percepire l’essenza di questa sindrome: è una rara malattia psichiatrica e comportamentale, per effetto della quale i soggetti colpiti provocano sintomi (o semplicemente li inventano) a carico delle persone dipendenti dalle loro cure; il tutto, al solo scopo di attirare l’attenzione.

La mamma Patty farà di tutto per curare la sua bambina, ma cosa succederà quando le malattie di cui Patty enuncia non esistono? Cosa succederà quando la vita di Rose Gold viene rovinata per cure non necessarie e sintomi provocati (in)volontariamente?

Potremmo semplicemente parlare di egocentrismo, di voglia di essere un po’ troppo sotto i riflettori, ma in realtà questa sindrome è molto di più.

I punti che mi sono piaciuti di più e assolutamente la possibilità di girare nella mente di Patty, la mamma di Rose Gold, E scoprire tantissime verità da altre angolazioni dalla stessa scena.la immersione in pensieri e azioni che all’inizio sembrano assurde, sbagliate ma che ma mano durante la lettura della storia si riescono a percepire fino in fondo e a comprenderne anche il perché.

Dall’altro lato sono rimasta affascinata dalle azioni promosse da Rose Gold, soprattutto nel passaggio dalla sua innocenza al suo vero io dove c’è un veramente un grande mutamento.

a chi suggerisco questa lettura? Giusto questa lettura che sta cercando un romanzo thriller molto semplice, con un’altra ma non complessa ma che riesce a toccare tematiche interessanti e mostrare al lettore come si possa conoscere tantissime cose anche tramite una storia. Inoltre questo racconto va a riprendere una storia veramente accaduta.

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Recensione “Che fine ha fatto Liz?”

Buon pomeriggio cari lettori, oggi torno con un romanzo thriller di un’autrice emergente di nome Chiara Citrini.

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Copertina: Assolutamente no. E’ super pixelata. Non ha una immagine nitida e ben definita.
Titolo: Che fine ha fatto Liz?
Autore: Chiara Citrini
Data di rilascio: 2020
Genere: Thriller
Trama: Nella tranquilla cittadina di Holladay, nello Utah, vive la famiglia Cooper, composta da Liam, il capofamiglia, la moglie Liz e la figlia Amelia. La loro vita agiata e dall’apparenza perfetta è in realtà segnata da una terribile tragedia: la perdita della secondogenita Estelle, avvenuta tre anni prima. Un giorno Liam, rientrando a casa da un viaggio di lavoro, scopre che la moglie è sparita. Molti sono gli scenari che si profilano: rapimento a scopo di estorsione? Allontanamento volontario? Suicidio? Omicidio? Per ragioni diverse, sembrano tutte opzioni plausibili. A condurre le indagini c’è Christopher Warren, enigmatico detective che nasconde un segreto inconfessabile. Qualcuno trama nell’ombra, arrivando a minacciarlo di morte. Più ci si addentra nel caso, più ogni certezza sembra sgretolarsi. In una corsa contro il tempo, tutti si chiedono: che fine ha fatto Liz?


Valutazione: Ho analizzato questo romanzo con un occhio molto critico perché già non mi ha convinto la scelta di utilizzare un’immagine di copertina super pixelata. Non comprendo la scelta di utilizzare un’immagine così poco chiara e definita sapendo che la copertina è un elemento fondamentale nella vendita, soprattutto di un romanzo.

Non mi è piaciuto per niente le modalità di stampa soprattutto per quanto riguarda il font e la scelta di andare a capo ogni frase scritta. Penso che sia una cosa, per un lettore, davvero snervante.

Per quanto riguarda invece il racconto: suggerisco di fare capitoli più intensi e più lunghi anziché realizzare capitoli molto brevi che in realtà non raccontano nulla. Un altro punto di vista che vorrei sottolineare è soprattutto la questione riguardante alle conversazioni fra i protagonisti, questo perché ho notato una carenza di conversazioni intriganti e soprattutto di sentimenti provati dagli stessi protagonisti.

Durante la lettura non ho provato delle emozioni particolari e non ho compreso le emozioni provate dagli stessi protagonisti questo perché ho avuto l’impressione che in realtà ero davanti a una scrittura passiva, quindi che non si concentrava molto sulla esposizione dei sentimenti ma più che altro solo sulla narrazione, e quindi di andare ad esplicare al lettore l’andamento della storia.

E’ fondamentale all’interno di un romanzo, secondo il mio parere, di qualsiasi categoria esso sia, riuscire a concentrarsi oltre sulla narrazione della storia stessa ma anche sulle emozioni che le persone provano e soprattutto analizzare e descrivere i luoghi che circondano gli stessi personaggi questo per permettere al lettore di immaginarsi e di buttarsi a capofitto all’interno della lettura.

In ogni conversazione manca soprattutto chi è l’interlocutore. Posso comprendere che ad esempio se ci sono due soggetti all’interno di una stanza, è normale che la conversazione avvenga fra loro, ma è bene anche andare a descrivere le tonalità di voce con cui un soggetto esclama una frase o un termine, le emozioni che un soggetto prova.

Io in realtà non sono riuscita ad immaginare neanche la descrizione fisica dei protagonisti, né di Liz, né dell’investigatore e neanche di Liam. Soprattutto ho trovato un capitolo intero di quattro pagine che era solamente formato da conversazioni senza l’analisi di nient’altro.


Pensieri personali del libro: Partiamo dal presupposto che ci sono più punti negativi che a favore del romanzo, la cosa positiva è che è una lettura scorrevole e la storia è molto interessante. Però purtroppo oltre a questo non riesco a trovare nient’altro.

Liam Cooper è un famosissimo editore che viaggia spesso per questioni lavorative e vive una vita molto agiata. Ha una figlia di nome Amelia e purtroppo un’altra figlia che ha perso la vita, Estelle. La vita di Liam è solo all’apparenza perfetta, in realtà è un forte bevitore, un uomo cinico e violento che nasconde un segreto.

Il secondo protagonista è Christopher Warren. E’ un detective e un uomo con un terribile segreto. Detesta Liam Cooper poiché sembra insofferente alla scomparsa della moglie e lo vede spesso in uno stato alquanto discutibile.


Sistema di valutazione: ★★,5 ☆☆☆

Non mi sento di dare una stella al romanzo perché comunque comprendo il lavoro che è stato fatto dietro, apprezzo la storia e apprezzo la scrittura dell’autrice, ma ci sono tantissimi altri punti che purtroppo mi fanno valutare in maniera negativa il romanzo.

Alaska di Bendra Novak

Uccidere una e sarà come averne uccise ventuno.

Questa è la frase iniziale del libro, come in ogni inizio capitolo, è possibile trovare citazioni di serial killer. Questa scelta, secondo me, è stata molto brillante in quanto il racconto si basa proprio su una storia che prende piede tra i freddi ghiacciai dell’Alaska.

Il racconto si concentra intorno alla clinica di massima sicurezza e i suoi personaggi, tra cui la psicologa Evelyn Talbot e i suoi fidati colleghi Fitzpatrick, che l’ha aiutata a realizzare Hanover House e l’agente Amarok.

E’ un romanzo thriller pubblicato nel 2016, inizio di una trilogia di volumi concentrati su carcerati psicopatici e le loro patologie.

La nostra Evelyn è perseguita da una tragica esperienza avvenuta alla sola età di 16 anni e tale ricordo la accompagna per il resto della vita, rendendole difficile avere relazioni sentimentali e non, con chiunque. Terrorizzata dal suo ex fidanzato, Evelyn ha deciso di studiare la psicologia per comprendere al meglio quali fossero gli atteggiamenti e i pensieri dei serial killer, per questo con lavoro e sacrificio, ha realizzato il carcere di massima sicurezza denominato Hanover House, in cui succederanno vicende poco piacevoli sia per il personaggio, sia per i suoi compagni.

Nei pochi mesi in cui Evelyn si trova in Alaska, tra i freddi ghiacciai, succedono vicende che fanno riaffiorire vecchi traumi a causa di alcuni omicidi sospetti che le fanno pensare che sia opera di Jasper.

Il romanzo ha una lettura scorrevole, anche se in alcuni tratti diventa monotono. I dialoghi sono interessanti, a tratti divertenti. La pecca è che viene ripetuto più volte il concetto del trauma di Everlyn. Il personaggio principale è poco definito, nonostante venga raccontato le sue esperienze, questo non mi ha aiutato ad affezionarmi, a differenza di come è avvenuto con altri personaggi.

Il racconto appare interessante per la sua ambientazione e successivamente per il suo racconto: all’inizio va molto a rilento. Il libro è ben disposto, il design interno è semplice alla vista per la lettura.

Personalmente mi ha conquistato di più il trauma subito da Everlyn e il perché di tali vicende, e come lei abbia affrontato le sue paure di fiducia e come abbia fatto evolvere il rapporto con l’agente Amarlok, anziché gli omicidi in se.

C’è poco approfondimento sui pensieri dell’assassino, ma è giusto che sia cosi, perché lo si scopre solo verso il finale, anche se mi aspettavo delle motivazioni più profonde affinché una persona potesse realizzare tali omicidi caratterizzati da sceneggiature macabre.

Devo ammettere che il prefinale è qualcosa di molto accattivante e ti invoglia a divorare le ultime pagine in men che non si dica. E’ letteralmente BOOM!

In generale mi aspettavo un personaggio che mi facesse rimanere incollata, letteralmente, alla lettura e un racconto che fosse così pieno di suspance dall’inizio alla fine.

Ci sono stati due personaggi che mi hanno colpito particolarmente:

Hugo, è un personaggio interessante e sorprendente, si comprende come la sua dedizione sia rivolta nei confronti della protagonista e questo mi ha fatto emozionare, come uno psicopatico potesse provare empatia e interesse nei confronti di un altro soggetto, a differenza di quanto si possa pensare. La cosa negativa è che non è stato approfondito nella sua psiche.

Il libro parla di patologie psicologiche, ma vengono solo elecante ed enunciate, ma non approfondite.

Anthony Garza, un altro personaggio psicopatico, cupo e strano. Ha un ego smisurato a differenza di Hugo. Qui si possono trovare le nette differenze tra due modi di essere psicopatici. E’ un personaggio poco approfondito in sé, ma vengono raccontati gli omicidi anche se non si comprende il perché di certe scelte scenografiche che l’omicida realizza.

In conclusione, ritengo che il primo libro è un po’ ammaccato, ma vale la pena leggerlo.

Mi piace la scelta di includere nel racconto anche citazioni reali, patologie e psicologia, ma non sono approfonditi.

Voto 3,3/5